Patty Pravo, il significato dietro al suo nome d’arte: un gesto ribelle
Patty Pravo, un'artista di fama mondiale dal nome che indica ribellione
Patty Pravo, classe 1948, compie oggi, 9 aprile 2021, 73 anni. Una vita dedicata alla musica che le ha regalato la meritata fama di artista mondiale. Carismatica, dalla voce suadente e dallo stile insuperabile; un canto unico e inimitabile che fa sognare tutti i suoi fan ogni volta che si esibisce. Si tratta di una delle cantanti femminili più importanti e conosciute nella musica italiana ed è, senza dubbio, uno dei personaggi simbolo degli anni ’60.
Il nome della cantante di origini veneziane si lega al Piper, locale notturno in cui si radunava gran parte della mondanità romana; del club, per anni, Patty Pravo è stata una protagonista indiscussa. All’anagrafe la celebre artista si chiama Nicoletta Strambelli, ma è con il suo nome d’arte che la cantante è divenuta famosa in Italia e nel mondo. La sua vita è ricca di esperienze incredibili; anche la scelta del suo nome d’arte sembra voler sdoganare i tabù contro cui l’artista ha sempre lottato.
Patty Pravo: l’artista dal nome “ribelle”
Sin da bambina ha coltivato l’interesse e la passione per la musica frequentando anche il Conservatorio. Da ragazza, quando il rock era nella sua fase di crescita maggiore, Patty Pravo si è trasferita a Londra dove ha registrato il suo primo disco: Ragazzo Triste. Il successo per l’artista continua anche dopo il suo ritorno in Italia dove si fa conoscere con lo pseudonimo di Guy Magenta. È alla fine degli anni ’70 che la “ragazze del Piper” diventa Patty Pravo, assumendo un nome d’arte che contiene in sé una citazione all’Inferno dantesco. Forse per ribellarsi all’idea di donna che “deve stare al suo posto”, l’artista sceglie per sé un nome che rappresenta, in qualche modo, ribellione; “Attenti a voi anime prave“, scrive Dante nella Divina Commedia, dove “pravo” sta ad indicare “cattivo“. Probabilmente la scelta della cantante, che ad oggi ha venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo, è stata proprio quella di rappresentare una donna tutt’altro che “bambola”. Del resto come lei stessa ha ammesso, più volte, in diverse interviste: “Ho provato ad insegnare alle donne a non essere bambole“.