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Covid, i medici e gli infermieri italiani candidati al Premio Nobel per la Pace

Per il loro impegno senza riserve in prima linea contro la pandemia

Nel momento in cui l’Italia e tutta l’Europa sono costrette ad affrontare un’ondata ancora più forte di Coronavirus, con la difficoltà di accelerare la campagna vaccinale, da Oslo arriva una bella notizia. La capitale della Norvegia è sede del Premio Nobel per la Pace (mentre è in Svezia che si assegnano i premi Nobel per le altre categorie) e da lì si fa sapere che è stata accettata ufficialmente la candidatura dell’Italia. O meglio: degli infermieri e dei medici italiani.

La motivazione della candidatura

Alla base della candidatura al Nobel per la Pace 2021 per i sanitari del nostro Paese, avanzata dalla Fondazione Gorbachev, vi è il loro sforzo encomiabile nella lotta al Covid. E in particolare c’è il fatto che “il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria”. Nel corso della quale “ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro”. Così si spiega nelle motivazioni ufficiali della candidatura.

“Un’abnegazione commovente”

Come prevede il protocollo necessario a presentare le proposte, a sottoscrivere ufficialmente la proposta è stata un Nobel per la Pace: Lisa Clark. Una donna statunitense che vive in Toscana. Clark stessa ha prestato attività di assistenza volontaria durante l’epidemia. È co-presidente dell’International Peace Bureau, cui è stata conferita l’onorificenza nel 2017 per il suo impegno contro il disarmo atomico. “Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace – ha dichiarato Lisa Clark – poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a se stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze”. L’anno scorso il Nobel per la Pace è stato assegnato al World Food Program, il programma di alimentazione mondiale delle Nazioni Unite (Onu).

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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