Era il 26 gennaio 1967 quando Luigi Tenco, 28 anni appena, moriva a Sanremo durante la diciassettesima edizione del Festival, condotto da Mike Bongiorno nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo. Quell’anno avrebbero vinto Claudio Villa ed Iva Zanicchi con la loro “Non pensare a me”, sullo sfondo dell’unico, drammatico evento destinato a rimanere nella storia di quel festival e della memoria degli italiani. Una volta rimasto fuori dalla gara senza poter accedere alla finale, Luigi Tenco si tolse la vita, testimone solo un biglietto trovato accanto al suo corpo. La sua “Ciao amore, ciao”, cantata in coppia con Dalida – con la quale Tenco aveva una travagliata relazione – segnò l’ultimo drammatico saluto del cantautore alla vita e alla musica.
Quel Sanremo ’67 schierava in prima linea i migliori nomi del cantautorato e della canzone leggera italiana: Betty Curtis, Bobby Solo, Sergio Endrigo, Peppino Di Capri, Ornella Vanoni, Nicola Di Bari, Lucio Dalla, Caterina Caselli, Claudio Villa, Fred Bongusto, Edoardo Vianello, Giorgo Gaber, Johnny Dorelli e, tra gli altri, anche Orietta Berti. Proprio la Berti, intervistata sull’ultimo numero di Novella 2000, ha raccontato alcuni retroscena di quella drammatica notte sanremese. In quest’occasione la cantante ha ribadito di non aver mai creduto che Tenco avesse realmente lasciato un biglietto d’addio contro la sua canzone.
Orietta Berti sul biglietto di Luigi Tenco
Il biglietto d’addio di Tenco reciterebbe infatti: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Io tu e le rose era proprio la canzone con cui Orietta Berti gareggiava quell’anno: “Luigi era troppo intelligente per fare una cosa del genere – ha dichiarato a Novella 2000 – La verità è che, durante il Festival, non è stato aiutato, in primis dai giornalisti”.
“Il pubblico aveva preferito il mio brano a Ciao amore ciao, ma la stampa aveva comunque la possibilità di salvarlo con il ripescaggio; non lo fecero. Chissà, forse le cose sarebbero
andate diversamente. Di certo, della morte di Luigi ne ho in qualche modo pagato le conseguenze. Per diverso tempo sono stata trattata come una ciabatta dai giornalisti. Forse il loro senso di colpa per non averlo aiutato si era tramuto in rancore nei miei confronti. Ne ho sofferto molto”.