Il nostro Paese, così come il resto del mondo ricco, sta affrontando il Coronavirus con l’arma in più dei vaccini ma non c’è tregua. È una lotta continua, se non una guerra contro il nemico invisibile, e siamo nella seconda ondata. Forse alle soglie della terza. Si moltiplicano gli allarmi dei virologi, proprio in queste ore, per un nuovo lockdown nazionale contro le varianti inglese e brasiliana. Dopo ormai 12 mesi, e con la fine del virus ancora lontana, emergono più di prima i disagi per la salute mentale delle persone.
I sintomi
A livello psicologico ed emotivo aumentano effetti e conseguenze. Insonnia, depressione ma pure disturbi psichici più gravi sono le manifestazioni di quello che gli psichiatri definiscono il nuovo e dilagante “trauma da pandemia”. Secondo quanto riporta online l’Ansa, questa nuova “patologia”, se così si può dire, può lasciare segni anche per più di due anni e mezzo sulle persone. E mette a rischio un italiano su 3, con le donne che sono le più esposte.
Chi sono i più colpiti
Il quadro emerge da una revisione sistematica, fatta dalla Società Italiana di Psichiatria (SIP), degli studi pubblicati sul tema del Covid e della salute mentale. La revisione arriva a un anno dall’inizio della pandemia a livello mondiale. Questa situazione, avvertono gli esperti, lascia i suoi segni profondi sulla psiche, rischiando di compromettere – in alcuni casi a lungo termine – benessere e salute mentale. Non soltanto quella dei pazienti guariti dal virus, degli operatori sanitari e delle famiglie delle vittime. Ma di tutte le persone che anche solo indirettamente stanno subendo i “colpi” di un anno di Coronavirus.
Il lockdown e le sue conseguenze
Il rischio più diffuso è vivere l’esperienza pandemica in modo traumatico. In partica manifestando il cosiddetto disturbo post-traumatico da stress (PTSD). I sintomi? Possono essere cronici o persistenti e vanno da insonnia a incubi e ansia. Fino a un individuo su tre potrebbe soffrirne. Nella popolazione sono le donne la categoria più a rischio, dicono gli esperti. Probabilmente perché il lockdown ha pesato più che mai su di loro, sia come madri sia come lavoratrici.
Disturbi a lungo termine
La maggior parte degli studi presi in esame indica che i sopravvissuti al contagio hanno una maggiore probabilità di disturbi a lungo termine. Poi ci sono le famiglie delle vittime e gli operatori sanitari. Il 96% dei sopravvissuti al virus sperimenta infatti i sintomi della Sindrome Post Traumatica da Stress, fino – in casi estremi – ad arrivare al rischio di suicidio. A rischiare di più sono coloro che hanno vissuto l’incubo della ventilazione meccanica. Fino a uno su due di questi pazienti è a rischio di sviluppare disturbi psichiatrici come la PTSD con allucinazioni, ricordi di panico e ansia che potrebbero persistere anche fino a 5 anni di distanza. Dunque, se ansia, insonnia, frustrazione e irascibilità si protraggono per più di tre settimane è opportuno rivolgersi a uno specialista e prendersi cura di sé.