Novella 2000 ha beccato Pupo in atteggiamenti molto intimi con la sua manager, Patricia Abati. Che non è sua moglie, esatto: oltre allo storico matrimonio con Anna, infatti, il cantante porta avanti da oltre trent’anni una relazione extraconiugale. E parlare d’amante probabilmente non ha più senso, visto che Patricia è dichiaratamente l’altra compagna di Pupo da una vita. Tutto vero e nessuno scandalo.
Pupo è stato paparazzato a Roma da Novella 2000 (nel prossimo numero in edicola) intento a baciare Patricia Abati. Di chi si tratta? Ovviamente della sua compagna storica, con cui porta avanti da oltre trent’anni una relazione parallela a quella con Anna, sua moglie dal 1974. Nello scatto rubato il cantante si scambia un’effusione con la manager appena uscita dal parrucchiere: tutto alla luce del sole ma senza scandali. Il menage à trois di Pupo è infatti noto da tempo, ma come funziona?
«Non è semplice avere un rapporto così chiaro e così leale con due donne – aveva spiegato Pupo a Barbara d’Urso – Io mi sono innamorato di Anna e l’ho sposata nel 1974. Poi è accaduto che, trent’anni fa, è arrivata Patricia. Inizialmente è stata una storia clandestina, è durata qualche anno, poi è venuta alla luce. Io ho provato a condividere con loro un rapporto alternativo: non Anna o Patricia, ma Anna e Patricia». «Faccio quello che fanno tutti gli uomini – aveva detto ancora a Live non è la d’Urso – solo che io lo dico. Non tutti gli uomini hanno moglie e amante, ma molti. Io amo due donne, Anna e Patricia. Non posso rinunciare a nessuna delle due. Con Patricia lavoro, io sono molto in giro per il mondo. Con Anna vivo i momenti a casa. Tra loro un po’ di gelosia ci sarà ma sono molto rispettose».
E durante il lockdown come ha gestito le due relazioni? Con diplomazia e senso dell’organizzazione: in Toscana con la famiglia (e con Anna) mentre Patricia trascorreva la quarantena nella loro casa di famiglia a Calenzano. «Andando a Milano per lavoro una volta a settimana riesco a fare tappa da lei. Ho tutti i permessi in regola. Ma so che il rischio di incappare in qualche censore rimane».