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Usa, morti e feriti negli scontri al Congresso. Trump nella bufera: rischia grosso

L’America è sconvolta. Non era mai accaduto nella storia recente che migliaia di persone, in questo caso sostenitori di Trump, assaltassero anche con le armi il Congresso degli Stati Uniti a Washington. Quello che si è visto il 6 gennaio a Capitol Hill, il tempio della democrazia rappresentativa americana, ha scioccato il mondo. Il bilancio, in seguito agli scontri con la polizia, è di 4 morti, 13 feriti e 52 arresti. Il presidente degli Usa, Donald Tump, rischia la rimozione e l’impeachment.

Una donna fra le vittime

Oltre a una donna uccisa da colpi d’arma da fuoco esplosi da un agente del Campidoglio, altre tre persone sono morte per emergenze e complicazioni mediche. Sono stati colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia a uccidere Ashli Babbit durante le proteste. Lo ha riferito il capo della polizia di Washington, sottolineando che un’inchiesta è stata aperta sull’evento. La donna è stata colpita da un agente in uniforme della polizia del Campidoglio con la sua arma di servizio. Sono 13 i feriti e 52 le persone arrestate, molte per violazione del coprifuoco. Il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Matt Pottingersi è dimesso in seguito all’assalto al Congresso da parte dei fan di Donald Trump. Lo riferisce la Cnn.

Biden proclamato presidente

Dopo l’assalto di migliaia di fan di Trump e la conseguente evacuazione, il Congresso Usa ha ripreso i lavori per ratificare la vittoria di Joe Biden alla presidenziali. Cosa che è poi formalmente avvenuta. Sono servite diverse ore affinché le forze dell’ordine riuscissero a sgomberare l’edificio per riportalo in sicurezza. Intanto il sindaco di Washington, Muriel Bowser, ha esteso l’emergenza pubblica per altri 15 giorni, fino al 21 gennaio. Ovvero fino al giorno successivo all’insediamento di Joe Biden. Anche per quella data, il 20 gennaio, si temono infatti nuovi pesanti disordini.

Trump isolato da tutti

Donald Trump, politicamente e umanamente, in questo momento è sempre più isolato. Nei giorni scorsi, e ancora ieri, aveva incitato la folla alla protesta, salvo chiedere a tutti di tornare a casa quando la situazione ha cominciato a precipitare. L’ipotesi di invocare il 25º emendamento della Costituzione per rimuoverlo si sta rafforzando fra i suoi più stretti collaboratori alla Casa Bianca. Il 25º emendamento prevede che il vicepresidente prenda i poteri nel caso il presidente muoia, si dimetta o sia rimosso dal suo incarico.

La reazione di Democratici e Repubblicani

D’accordo sulla rimozione anche alcuni leader repubblicani. Intanto si susseguono diverse dimissioni, dalla portavoce di Melania Trump al vice portavoce della Casa Bianca. E stanno valutando di lasciare anche il ministro dei Trasporti, Elaine Chao, e il consigliere per la sicurezza Nazionale, Robert Charles O’Brien . “Impeach”, scrive sui social Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata star dei democratici. Vorrebbe procedere con l’impeachment di Donald Trump per gli scontri in Congresso Ilham Omar, altra deputata liberal parte dello Squad (il quartetto che include anche Rashida Tlaib e Ayanna Pressley). Ha annunciato di essere già al lavoro per la stesura degli articoli per l’Impeachment. Altri deputati democratici, quale Diana DeGette del Colorado, hanno chiesto l’immediato impeachment di Trump, seguito dalla sua rimozione e dal suo arresto.

Il presidente bloccato sui social

Intanto Trump, che ieri 6 gennaio è intervenuto con un video in cui ribadiva l’accusa di elezioni falsate invitando comunque i suoi fan a ‘tornare a casa’, ha subito le conseguenze “social” dei fatti. I principali mezzi di comunicazione social, Twitter, Facebook e Instagram, hanno chiuso i suoi account ufficiali. La condanna per l’assalto al Congresso statunitense è arrivata unanime da tutto il mondo. L’ex presidente Obama ha parlato di “grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti ma non “una completa sorpresa”. La violenza, ha detto, è stata “incitata da un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni”. “La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”, sono le parole del premier italiano, Giuseppe Conte. Parole di condanna sono arrivate anche da tutti i leader europei, da Macron a von der Leyen e Johnson. Protesta anche del mondo dello sport americano.

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