Covid, lockdown a Natale? Sono giorni decisivi

“I nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando. È ancora presto per dirlo, aspettiamo altri dati, ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure che abbiamo adottato comincino a dare qualche risultato.” Così in un colloquio con La Stampa il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Una settimana clou

“Se questo è vero – spiega – si conferma la validità della strategia che abbiamo adottato, che alla fine è molto chiara: vogliamo governare la curva, senza arrivare al lockdown totale. E si conferma la necessità di non mollare adesso. I prossimi sette-dieci giorni saranno decisivi, e ci diranno se la divisione del Paese in tre zone, e il meccanismo sostanzialmente automatico delle restrizioni regione per regione, sta dando i frutti che tutti speriamo”.

Le terapie intensive

Riguardo alle terapie intensive, continua Speranza, “se guardiamo alla media mobile dell’ultima settimana ci siamo assestati intorno a quota 100. Se ci stabilizziamo su questi livelli anche la settimana prossima, abbiamo fondate ragioni per ritenere che siamo arrivati al cosiddetto plateau, che equivale poi a un indice Rt uguale a 1. Il nostro auspicio è che nella settimana ancora successiva, grazie alle ultime ordinanze sull’allargamento della zona rossa, l’indice possa scendere sotto il valore 1. A quel punto i pazienti che escono saranno più di quelli che entrano, e il sistema torna a essere perfettamente sostenibile”.

Il dilemma

“Il Natale? Capisco che le Feste siano un momento importante, per tutti gli italiani. E vedo che molti, anche nel governo, si esercitano sul tema. Ma diciamolo con chiarezza: a Natale mancano quaranta giorni, che sul piano epidemiologico sono un tempo molto lungo. È su come saranno andati, lunedì prossimo, la curva dei contagi, le terapie intensive, l’indice Rt, le altre aree mediche al di fuori del Covid che ci giochiamo tutto, non sul cenone del 24 dicembre, con o senza i nonni o i parenti di primo grado. Questa, per me, è davvero una discussione lunare. Per questo chiedo a tutti gli italiani di tenere i piedi ben piantati sulla terra“, conclude Speranza.

Chiusura totale o no?

Era meglio fare il lockdown come a marzo, allora? A questa domanda il ministro della Salute ribatte dicendo di capire bene chi lo dice o lo proponeva, ma poi afferma che “obiettivamente oggi la situazione è diversa da marzo: allora non avevamo le mascherine, non avevamo le terapie intensive, non avevamo protocolli farmacologici. Oggi siamo in difficoltà, su qualche fronte siamo anche in ritardo, ma non combattiamo a mani nude come sette mesi fa“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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