Ore 13:40 – “Introdurremo il limite agli spostamenti da e verso le regioni con elevati coefficienti di rischio” salvo esigenze di lavoro, studio e salute. Così il premier Giuseppe Conte alla Camera sottolineando che il governo prevede di adottare a livello nazionale “limiti alla circolazione delle persone nella fascia serale più tarda”.
Ore 13:20 – “Nel prossimo Dpcm indicheremo 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive – ha detto Conte -. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”. L’indice Rt nazionale è a 1,7 ma in alcune regioni ovviamente il dato è superiore. Esiste un’alta probabilità che 15 regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese.
AGGIORNAMENTO ORE 13:04 – “La curva corre in ogni Continente. L’Ue all’interno di un quadro globale è una delle aree più colpite dall’urto della seconda ondata. Nelle ultime settimane l’incremento di casi Covid è stato di 150 contagi per ogni 100 mila abitanti ed anche nel nostro Paese la situazione è in peggioramento, la recrudescenza ha condotto a una moltiplicazione significativa dei contagi “. Così il premier Giuseppe Conte nel suo intervento alla Camera oggi 2 novembre. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che “il quadro epidemiologico è in via di transizione verso lo scenario 4 con particolare riferimento ad alcune regioni”. “Alla luce dell’ultimo report di venerdì (30 ottobre, ndr.) e della situazione particolarmente critica in alcune regioni siamo costretti a intervenire in una ottica di prudenza per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità” delle Regioni.
Nuovo decreto
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si appresta a varare nelle prossime ore un nuovo Dpcm, il quarto in venti giorni. È probabile che il decreto alla fine preveda un coprifuoco nazionale in tutta Italia a partire dalle 21. Sono le indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi rilanciate dalle agenzie di stampa. Questo è infatti quello che sarebbe stato deciso al mattino di oggi 2 novembre nel corso della riunione fra lo stesso premier e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. Si sta svolgendo inoltre un vertice fra il governo e le Regioni per tentare di trovare una linea comune sulle nuove misure da adottare per frenare la nuova ondata del Covid.
Scontro con le Regioni
Alla riunione in videoconferenza, convocata dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, oltre ai governatori e al presidente dell’Anci Antonio Decaro, sono presenti il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri e il direttore delle emergenze del Dipartimento della Protezione Civile Luigi D’Angelo. Quello che si sta svolgendo è un braccio di ferro sulle misure anti-Covid. I governatori chiedono regole nazionali, mentre Conte punta a stabilire zone rosse in base alla diffusione territoriale del virus indicata dall’indice Rt. Il coprifuoco è una delle misure sul tavolo insieme alle limitazioni ai movimenti per gli anziani con più di 70 anni. Ma si discute anche di mobilità tra Regioni, fatti salvi motivi di lavoro. E di chiusura dei centri commerciali nei weekend.
Il premier alla Camera, poi al Senato
Il premier renderà comunicazioni oggi 2 novembre alla Camera, alle 12, e al Senato, alle 18,. Il Parlamento si esprimerà sulla strategia del governo contro la pandemia. Dopo le comunicazioni, Montecitorio e Palazzo Madama voteranno le risoluzioni della maggioranza e dell’opposizione. Il centrodestra intenzionato a presentare un documento unitario. Malgrado i distinguo sollevati anche dagli alleati, al momento il voto non sembra impensierire l’Esecutivo.
Tensioni nella maggioranza? Non troppe….
Sulle misure di contrasto alla pandemia, gli scontri fra le forze di governo non arriverebbero, dunque, a mettere a rischio la tenuta del Conte bis. Non sembra quello l’obiettivo delle critiche di Italia Viva. E anche le fibrillazioni all’interno del Movimento Cinque stelle non dovrebbero tradursi in nuovi messaggi lanciati attraverso il voto sulle misure contro la pandemia. Cosa che invece era avvenuta a inizio settembre, quando 28 deputati dei Cinque Stelle non parteciparono al voto di fiducia sul decreto Covid.