Cresce ogni settimana che passa l’attesa di un vaccino contro il nuovo coronavirus Sars-CoV-2. Le sperimentazioni sono infatti in atto da tempo in diversi Paesi del mondo, mentre la Russia proclama di averne già testati con efficacia, e resi disponibili, ben due. Anche l’Italia sembra giorno dopo giorno avvicinarsi alla possibilità concreta di disporre di un antidoto alla pandemia. Ecco perché sono particolarmente significative le parole pronunciate dal presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Cts (Comitato tecnico scientifico) Franco Locatelli.
I primi che lo riceveranno…
“Si sta facendo un grande sforzo internazionale sui vaccini – ha dichiarato il professor Locatelli nel corso di un’intervista a a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei (Conferenza episcopale italiana) -. Realisticamente credo che potremmo far partire le vaccinazioni per le persone fragili, le forze dell’ordine, gli operatori sanitari nei primi mesi della prossima primavera“.
Tamponi ma anche più test rapidi
“Il lavoro di Arcuri (Domenico Arcuri, commissario all’emergenza Covid, ndr.) sui tamponi è formidabile – sottolinea Locatelli. Negli ultimi giorni di tamponi molecolari siamo arrivati a oltre 150 mila. E l’Italia è uno dei Paesi che fa più tamponi al mondo. In questo momento c’è anche la disponibilità dei test rapidi antigenici. Però più che di numeri parlerei di strategie perché diventerebbe una corsa che andrebbe ad autosostenersi e sposterebbe l’asticella sempre più in alto”.
“Non drammatizziamo…”
“Dire ‘facciamo più tamponi’ è facile – ha precisato ancora a InBlu Radio – . Più complesso e articolato è il discorso sull’elaborazione di una strategia in termini di sistema Paese per dar corso alla realizzazione di questi tamponi”. “Dobbiamo rendere più efficienti i percorsi e soprattutto diamo un ruolo importante ai medici di medicina generale“, ha sottolineato Locatelli. “La situazione attuale – ha quindi spiegato – è ben diversa rispetto a quella di marzo dove il carico di patologia che gravava era significativamente maggiore rispetto ad oggi. Basta andare a vedere il numero delle terapie intensive e delle persone che hanno perso la vita. Certamente c’è stata un’accelerazione importante del numero dei contagiati ma ci sono significative differenze”.