Lo scorso sabato, 16 ottobre, Arisa si è raccontata in un’intervista andata in onda su ItaliaSì!, programma condotto da Marco Liorni. La cantante ha rivelato all’inviato Alessandro Banchero alcuni retroscena del proprio privato, sulla propria esperienza in quanto vittima di body shaming.
“La cosa che mi dava più felicità era chiudermi in camera e ascoltare dischi…”
Arisa, vittima di body shaming ha quindi raccontato: “Non riuscivo a integrarmi. Mi chiamavano nasona. Ho pianto tanto, ma le lacrime mi hanno curato!”. La cantante ha proseguito lasciando libero accesso, a giornalista e telespettatori, al suo periodo buio e la rinascita. Lo ha fatto da un “podio simbolico”, la mostra dedicata a Frida Kahlo presso la Fabbrica del Vapore di Milano: “Frida è una donna che ho amato tantissimo. Con molta umiltà penso di avere dei punti in comune con questo tipo di femminilità. Io come lei ho trovato la forza di ripartire dalle mie difficoltà”.
Seduta poi sul letto dove la Kahlo aveva vissuto a lungo immobilizzata in un busto a causa di un incidente, Arisa ha ricordato come anche lei abbia combattuto il suo disagio nella sua camera: “La cosa che mi dava più felicità era rinchiudermi nella mia stanza e ascoltare dischi, leggere libri, guardare fotografie, navigare su Internet… Bisogna accogliere quello che non possiamo cambiare e trasformare le cose brutte in cose belle!”.
Sostenendo la body positivity, Arisa ha infine consigliato le altre vittime di bullismo ad accettarsi, proprio come ha fatto lei, vincendo la tristezza e l’ossessione dovute agli ideali di perfezione imposti dal mondo in cui viviamo: “Credi in te stesso perché anche se sei bruttino potrai fare grandi cose nella vita e magari cambiare il mondo”.