Evaporati del Giappone: tante persone cercano di rifarsi una vita e spariscono
In Giappone è in aumento il fenomeno dei cosiddetti “evaporati”, in lingua nipponica johatsu, coloro che evaporano. Ogni anno, cioè, sparisce apparentemente nel nulla un numero sempre più rilevante di cittadini. Si parla ormai di 100mila persone in questa “categoria”. Lo fanno volontariamente. Per ricomparire a centinaia di chilometri di distanza, nel tentativo di rifarsi una vita lontani dal proprio luogo di origine. Senza documenti, e con una, o più, identità inventate.
Documenti? Non sono obbligatori…
Come riporta Pio D’Emilia sul Messaggero, la questione degli “evaporati” è particolarmente scabrosa nel Paese del Sol Levante, generalmente percepito quasi come uno Stato di polizia, con le autorità che controllano in modo serrato la popolazione. Ciò è vero solo in parte, sottolinea il giornalista italiano, profondo conoscitore del Giappone. Perché in realtà laggiù non esiste l’obbligo di possedere (e tanto meno di circolare con) un documento di identità. Per espatriare serve il passaporto, per guidare devi avere una patente, e per le cure occorre una tessera sanitaria. Ma nessuno di questi documenti è obbligatorio.
Stigma sociale molto duro
In buona sostanza: nessun cittadino può essere fermato e portato in questura perché non ha con sé i documenti d’identità, come succede in Italia. La propria identità, generalmente, viene semplicemente dichiarata. Quasi a contraltare di tutto questo ecco il giudizio sociale, terribile, su chi diventa un “evaporato”. Mentre per chi si suicida l’opinione pubblica tende a mostrare rispetto, per chi svanisce nel nulla la condanna è implacabile.