La storia sembra incredibile, ma purtroppo è vera. Si tratta della drammatica vicenda del transgender Rajee Narinesingh. L’incubo inizia quando, nel 2005, Rajee si ritrova tra le mani di un falso chirurgo che le inietta del cemento nel viso.
Nel 2005 l’avventura di Rajee, che desiderava solo un intervento chirurgico al viso, si trasforma in vero incubo. Quando decide di affidarsi alla dottoressa M. sa bene a cosa va incontro: il ‘falso medico’ è noto nell’ambiente transgender perché opera i pazienti in modo anticonvenzionale (cioè illegale). La ‘dottoressa’ propone interventi a bassissimo costo che utilizzano materiali tipici dell’edilizia, come cemento, colla e sigillante. Sembra una follia, e in effetti lo è. Ma Rajee è convinta che andrà tutto per il verso giusto, così come è stato per molte altre persone.
Niente di più sbagliato: nel suo caso l’intervento di chirurgia estetica al viso si trasforma in una sorta di dramma-horror. Rajee si è rivolta alla dottoressa M. perché sa che non avrà problemi etici e morali con lei: il medico, a differenza di molti altri suoi colleghi, non si rifiuta di operare pazienti transgender ed ha un listino prezzi davvero conveniente (certo, utilizza il cemento al posto del botox!). Ma lo scotto da pagare, ahimé, è di quelli tragici. La donna si sottopone ad un pluri-intervento a guance, labbra e mento, ma le conseguenze sono agghiaccianti: le viene iniettato del cemento nel viso.
Dopo l’operazione il suo volto inizia a trasformarsi e i dolori sono lancinanti. Ogni parte del suo viso soffre, si gonfia e inizia a bloccarsi in una sorta di paralisi facciale. Ma, quel che è peggio, Rajee inizia ad avere anche dei problemi alla vista. Il suo viso è sfigurato e pieno di noduli sottopelle che, ovviamente, in mancanza di denaro non può farsi curare. È terrorizzata. Cosa le è successo? Semplice e crudele: il finto medico le ha iniettato del cemento nel viso. “Mi ha trasformato in un mostro”, racconta sconvolta Rajee.
Come ha fatto a farla franca fino a quel momento? Il dottor M. ha finto a lungo di utilizzare silicone medico per impianti e riempimenti, ma d’altro non si trattava che di cemento iniettato nel volto delle pazienti ignare: agghiacciante. “Era una di noi, una sorella, era una transgender. Sembrava che non avrebbe fatto nulla di male, che sapesse quello che stava facendo”.
Fortunatamente, anche nella sua terribile crudeltà, quella di Rajee è anche una storia a lieto fine. In suo soccorso sono subentrati due medici veri, preparati e di buon cuore, che l’hanno salvata compiendo un vero miracolo.
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