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Coronavirus, “gli italiani aiutati dal buon vino”: lo studio sulla quarantena

Se di vino non si abusa ma lo si “usa” bene allora la salute ne trae giovamento. Un bicchiere di vino è salvifico, può servire anche a controllare i problemi di obesità. Non solo. Può frenare l’accumulo di grassi nel fegato e nell’organismo. Trattiene la glicemia bassa presente nel sangue e aiuta anche coloro che hanno un alto livello di colesterolo.

Secondo numerosi studi psicologici, il vino è anche un fenomenale alimentatore di positività e di ottimismo. Fattori che nel post-lockdown che ci troviamo a vivere sono importanti. Non è un caso che secondo la ricerca realizzata dall’associazione Donne e qualità della vita, guidata dalla dottoressa Serenella Salomoni al di là delle ipotesi scientifiche sulle sue qualità prettamente ‘curative’ tutte da dimostrare, resta il fatto che il vino abbia una fondamentale funzione terapeutica a livello psicologico.

I risultati della ricerca sono citati online da Adnkronos. In questi due mesi di quarantena gli italiani hanno continuato a bere e acquistare vino, nonostante tutto. Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, realizzato su 625 cittadini, uomini e donne tra i 25 e 65 anni, il vino continua a essere un toccasana.

Per il fisico come per la mente. Il 65% del campione intervistato sostiene che bere vino favorisce l’aggregazione e le relazioni interpersonali, con degustazioni virtuali in video per esempio. Per un buon 55% agevola e incoraggia il dialogo, molto importante in un momento così delicato dove molti potrebbero chiudersi in sé stessi. Stempera le angosce (42%). Incentiva il buonumore e la rilassatezza (39%). Smussa l’aggressività (33%).

Non solo. Stando alla ricerca, il consumo di un bicchiere di vino in queste fasi di isolamento serve anche ad alimentare la creatività (58%), stimola la concentrazione (48%), contrasta le crisi depressive (45%). Trasmette una visione più positiva del futuro (38%) ed è di ottima compagnia per le chiacchierate virtuali con gli amici online (29%).

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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