Coronavirus fase 2, Conte: “Party e movida? No, troppo rischioso”
“Grazie a voi italiani, ma non è finita, chiariamolo, non è il tempo dei party e della movida, altrimenti la curva risale“. Così il premier Giuseppe Conte ha risposto, lasciando il Senato, a un’anziana che lo ringraziava “a nome dell’Italia” per l’impegno di questi mesi. “Abbiamo tolto l’autocertificazione perché la curva era sotto controllo ma nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione“. La notizia è riportata online dall’Ansa.
“Abbiamo vinto la prima battaglia col virus e rimesso il paese in sicurezza. L’indice di contagiosità R Zero è passato da 3,5-4 a 0,5. Da questo patrimonio ripartiamo” nella Fase 2. Così il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera.
“Un Paese che si rimette in cammino non poteva che avere Regioni più autonome su cosa riaprire e quando. Abbiamo detto ‘potete aprire a condizione che’, non ‘dovete riaprire’. Ogni regione si assume la responsabilità di riaprire gradualmente, di riaccendere quello che era stato spento. Potrebbero esserci Regioni, ci sono già, che decidono di riaprire qualche giorno dopo alcune attività. Mi pare saggio. Non vince la fretta, ma la valutazione saggia dei numeri”.
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha intanto annunciato uno spot con le regole da seguire agli ‘happy hour’. Ma anche per far capire quali potrebbero essere le conseguenze se non si portano le mascherine. E se non si evitano gli assembramenti. Già in passato Zaia aveva fatto realizzare uno spot shock sulle cosiddette “stragi del sabato sera”.
I contagi da coronavirus in Italia sono tornati a crescere. Sono quasi raddoppiati, passando dai 451 di lunedì – il numero più basso dall’inizio del lockdown – agli 813 di martedì. Un dato su cui pesa sicuramente il maggior numero di tamponi effettuati rispetto al giorno precedente e che rappresenta comunque un monito. Il ministro per le autonomie Boccia è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate.
Il bollettino quotidiano della Protezione Civile dice che 16 giorni dopo l’avvio della Fase due i casi totali sono saliti a 226.699. Ma quel che conta è l’incremento, doppio rispetto a 24 ore prima. Un dato su cui pesano i numeri della Lombardia: su 813 casi, 462 sono nella Regione più colpita. Tutte le altre regioni restano al momento a rischio basso, mentre è ‘moderato’ in Lombardia, Molise e Umbria.