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Cose da Vip

Coronavirus, messe in chiesa: sono pericolose o no?

Da lunedì 18 maggio la Chiesa cattolica italiana potrà predisporre tutto ciò che serve per la celebrazione in sicurezza delle messe “con il concorso di popolo”. Vale a dire nelle chiese con i fedeli, come è sempre stato. Dopo due mesi di stop si tornerà quindi a una sorta di “normalità”. L’accordo fra il governo e la Cei (Conferenza episcopale italiana) dei giorni scorsi ha suscitato entusiasmi ma anche qualche preoccupazione.

Per uno dei virologi più noti ai cittadini (interviene in Tv, sui social e in radio), Fabrizio Pregliasco, sarebbe stato meglio “attendere ancora un po’”. “La riapertura delle chiese è molto desiderata – ha detto Pregliasco a Radio Capital l’8 maggio -. Dal punto di vista del rischio di avere assembramenti, però, questo li aumenta, ogni rubinetto di apertura crea problematiche”.

“Spero e credo che venga attuato nel miglior modo possibile – ha precisato -, è una questione soprattutto di responsabilità e di autoconvincimento che non è ancora finita, che non siamo fuori dal rischio. Io avrei aspettato ancora un po’”.

Il rischio – ha sottolineato il virologo – è più elevato per gli anziani, quindi è necessario che ci siano misure stringenti. Eventualmente anche, e qui servirà un impegno da parte dei parroci, moltiplicare le occasioni di incontro. Dare maggiori occasioni di essere presenti al rito, per garantire il massimo distanziamento. L’organizzazione e la responsabilizzazione saranno elementi determinanti. Magari – ha concluso – si potrebbero prevedere prenotazioni online, come stiamo immaginando per le attività sanitarie e altri ambiti. Bisogna migliorare l’efficienza e la sicurezza di questi momenti di raccoglimento”.

Il virologo Fabrizio Pregliasco

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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