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Cose da Vip

Coronavirus: set “casalinghi” e riprese col “telefonino per “Il cinema non si ferma”

Nonostante la gravità della situazione attuale, causa Covid-19, dopo tanta “quarantena” tra le mura domestiche c’è voglia di tornare a sorridere: per questo è nato “Il cinema non si ferma”, docufilm con interpreti come Kaspar Capparoni, Remo Girone e Karin Proia, che al dilettevole unisce anche l’utile. I proventi dalla vendita dei diritti infatti saranno devoluti alla Protezione Civile.

Tutti a casa per non diffondere il virus. E’ un provvedimento saggio e sensato, che contribuirà a diminuire i contagi e ad allentare la pressione su Pronto Soccorso e ospedali. Certo, il distanziamento sociale ha effetti “pesanti” per tutto quello che riguarda arte, cultura, cinema, musica.

Ma la forzata “quarantena” non ha abbattuto la voglia dei professionisti del grande schermo di continuare a dare vita alle storie e alle emozioni: un gruppo di produttori, un regista, un cast di attori versatile al cambiamento ha dato vita a un docufilm intitolato “Il cinema non si ferma” con un doppio scopo: quello di divertire, facendo vedere cosa succede nelle case degli italiani in “clausura” durante il Coronavirus, e quello di aiutare chi si sta prodigando per tutta la popolazione, con uomini e mezzi. In questo caso la Protezione Civile, a cui verranno devoluti i proventi di questo progetto.

Sono stati quindi battuti i primi ciak nella case “vere” degli attori che vi prendono parte, con tanto divertimento ma anche tante difficoltà. “Effettivamente un’operazione del genere dal punto di vista tecnico è davvero difficile”, spiega Daniele Muscolo, produttore di DeltaDue Media e responsabile del settore tecnico, “perchè dovendo rispettare tutte le regole di distanziamento sociale non potevamo andare sul set, non poteva andarci nè il regista Marco Serafini, nè il cameramen, il fonico, il costumista. Insomma, la troupe non poteva essere presente dove si batteva il ciak. Per riprendere quindi si dovevano usare i telefonini, con qualcuno dei componenti della famiglia dell’attore, il più “tecnologico”, come cameramen promosso sul campo. Poi c’era il problema di come ricevere materialmente il girato. Insomma, gli ostacoli non erano pochi”.

Come avete aggirato queste difficoltà?

“Anzitutto via computer, ovvero in teleconferenza, con il regista Marco Serafini abbiamo spiegato bene agli attori come avremmo agito e cosa dovevano fare loro. Poi li abbiamo istruiti su come installare sul proprio telefonino un’applicazione che avrebbe consentito riprese di una qualità superiore, considerando sempre però che sono fatte con cellulari e non telecamere. Quindi è arrivato il difficile”.

C’è qualcosa di più difficile del riprendere le scene senza un cameramen professionale con uno smartphone?

Il difficile di questa operazione è il trasferimento dei files, ovvero del girato, dal telefonino degli attori alla nostra “postproduzione” via mail. Tutto questo è stato reso possibile grazie all’abilità nostro “Dit”, Gabriele Valenza, che con i suoi potenti mezzi tecnici da casa sua tutte le sere contatta i nostri attori e col telefono dà loro le indicazioni necessarie. Le tempistiche di trasferimento dati sono lunghe, ci si mette anche tutta la notte perchè le linee sono sovraccariche”.

Quindi i problemi nascono una volta che è finita la giornata di riprese

“No. E’ difficile non solo il “dopo” ma anche il “durante”: infatti sempre a causa dell’intasamento della rete, mentre si girano le scene con il regista cerchiamo di vedere dai telefonini degli attori cosa succede sul set ma spesso non ci riusciamo. Praticamente lavoriamo al buio. Ce la mettiamo tutta per dirigere al meglio, il regista per la parte artistica e io per la tecnica, un gruppo di persone che lavorano ognuno da casa propria e che per noi sono al di là dello schermo, non a portata di voce. Però nonostante le difficoltà, in “Il cinema non si ferma” sono molti di più gli aspetti positivi”.

Quali?

“In primis che sai che stai lavorando per regalare alle persone un sorriso quando è più difficile sorridere, contribuendo nello stesso momento ad aiutare la Protezione Civile, il cui lavoro è essenziale per tutti gli italiani. Poi perchè queste “restrizioni” certe volte rendono comiche determinate situazioni. Esempio: abbiamo girato a casa di Kaspar Capparoni, con la moglie e i tre figli. Il più grande ha fatto da cameramen, sempre con lo smartphone, dimostrando di avere doti inaspettate. Il più piccolo ha battuto il ciak, e vi assicuro che non ne ha sbagliato uno”.

Hanno il cinema nel sangue

“Poi c’è stato Remo Girone, che all’inizio non era troppo pratico di riprese con lo smartphone, o della tecnologia necessaria a far andare avanti questo progetto. Ora invece, dopo pochissimo giorni, è diventato un asso, sorprendendo i suoi stessi familiari”.

Insomma: ne valeva la pena?

“Ruggero de Virgiliis, uno dei tre produttori insieme a Daniele Fioretti e Marco Perotti, ha avuto l’idea. Noi tutti lo abbiamo appoggiato cercando di mettere a disposizione la propria esperienza acquisita sul campo. Quando abbiamo visto che il progetto prendeva corpo, ognuno ha cercato di dare il massimo e di fare la sua parte: io, il “Dit” GAbriele Valenza, la post-produzione audiovideo Luciano Vittori, Fabio Loufty, Andrea Briganti, il grafico Giacomo Pollio. Tutti hanno provato la stessa emozione: la soddisfazione di poter fare qualcosa di bello e importante in un momento in cui il mondo è fermo. “Il cinema non si ferma” è il nostro contributo alla lotta al Coronavirus, che abbiamo affrontato facendo quello che sappiamo fare meglio: il cinema”.

Photo Credits: DeltaDue Media, “Il cinema non si ferma” Press Office

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