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Coronavirus, il primo film sulla pandemia: trama e uscita

Quante volte, in questo periodo di isolamento forzato a causa del Coronavirus, ci siamo sentiti come intrappolati all’interno di un film. Un film di cui siamo protagonisti, di cui non conosciamo durata e finale e, di conseguenza, da cui siamo terribilmente spaventati. C’è qualcuno che qualcuno ha deciso di cogliere la palla al balzo e realizzare un lungometraggio incentrato proprio su ciò che stiamo vivendo questi giorni. Si tratta dell’iraniano Mostafa Keshvari, regista di Corona, il primo film sul Covid-19 in cui vengono descritte le fasi iniziali dell’epidemia, quando il virus era limitato alla sola Cina.

Corona, il primo film sul Coronavirus

Corona, il primo film sul Coronavirus, avrà una durata di 63 minuti e verrà presto diffuso sulle piattaforme streaming. Decisamente interessante è l’ambientazione che lo contraddistingue. Il lungometraggio, infatti, è girato all’interno di un ascensore, dove una ragazza cinese – potenzialmente infetta – resta intrappolata assieme ad altre sette persone. La situazione claustrofobica e potenzialmente pericolosa creerà un forte clima di tensione e, con il passare dei minuti, i protagonisti tireranno fuori i lati più oscuri delle loro personalità. Nel cast: Zarina Sterling, Emy Aneke, Richard Lett, Josh Blacker, Andrea Stefancikova e Andy Canete.

Le parole del regista Mostafa Keshvari

Mostafa Keshvari, regista di Corona, ha rilasciato un’intervista al New York Times in cui ha raccontato qualcosa in più sul suo lungometraggio concernente il Coronavirus. «Il film parla di paura, è uno studio sulla società, le persone e le scelte morali», ha spiegato. «L’idea mi è venuta oltre due mesi fa, mentre ero in un ascensore e leggevo notizie di attacchi rivolti ad alcuni turisti cinesi per la paranoia legata al diffondersi del Coronavirus. All’inizio si parlava di virus cinese ma adesso non esiste una distinzione razziale, riguarda tutti noi e la razza umana deve unirsi per combatterlo. Il Coronavirus non discrimina, perché dovremmo farlo noi?».

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