La testimonianza arriva da un Andrew Flinders Taylor che, per un anno, ha mangiato solo patate. Nonostante le credenze sugli effetti dei carboidrati pare che il suo corpo si sia completamente trasformato. L’uomo ha voluto condurre questo esperimento costatando le conseguenze di questa particolare dieta sul suo metabolismo. Andrew è un 35enne che in passato ha avuto problemi di obesità arrivando a pesare fino a 150 kg. Benché è idea abbastanza diffusa che i carboidrati possano contribuire all’aumento di peso, l’alimentazione tenuta dal giovane per un intero anno dimostra il contrario.
Andrew Flinders Taylor ha mangiato per un anno solo patate, decidendo lui stesso di sottoporsi a questa bizzarra dieta. Pare infatti che il giovane dopo aver mangiato solamente il tubero sopracitato per ben 365 giorni abbia addirittura perso peso.
Dimagrire mangiando patate?
E non si tratta solo di un paio di kg. Secondo quanto lo stesso Andrew racconta il suo corpo ha subito una trasformazione incredibile. Ben 50 kg in meno, dopo aver mangiato per un anno intero solo patate. Per 12 mesi il 35enne si è nutrito esclusivamente di patate. Le ha mangiate in diversi modi ovviamente, per non cadere nell’abitudine: cotte al forno, fritte, lessate e ripassate in padella. Dalla colazione sino alla cena, passando per lo spuntino e merenda. Prima di iniziare la sua dieta, i medici avevano espresso le loro perplessità al ragazzo. Gli esperti infatti hanno spiegato che mangiare un solo alimento priva il corpo dell’assunzione di altri grassi e proteine. Andrew però, assumendosi in toto le sue responsabilità, ha voluto provare il suo esperimento. Ogni giorno 3 chili di patate associate però ad ore di ciclismo. E così il suo corpo è cambiato: “Ho perso 50 chili e mi sento bene”. Tuttavia i medici hanno tenuto a ribadire che quello di Andrew è un caso isolato e che un altro organismo sarebbe potuto indebolirsi notevolmente. E i dietologi che hanno analizzato il caso, tengono a specificare che Andrew è dimagrito soprattutto grazie all’esercizio fisico.
