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Ieri e Oggi

Che fine ha fatto Manuele Labate, Alberto di Un medico in famiglia?

Il suo nome è Manuele Labate, ma tutti lo ricordano come Alberto Foschi, volto storico di Un Medico in Famiglia. Nella serie televisiva di successo, andata in onda sulla Rai dal 1998 al 2016, l’attore interpretava il nipote di Lele Martini (interpretato da Giulio Scarpati), primo figlio di Nilde Martini (sorella di Lele, interpretata da Anita Zagaria) e di Carlo Foschi (interpretato da Luigi Montini). Pur non essendo il protagonista del telefilm, era forse il personaggio più amato dalle teenager, perché rappresentava il classico ragazzo bello e un po’ ribelle, quello per cui è facile perdere la testa. E infatti, all’interno della serie, era Reby (la migliore amica di Maria, interpretata da Carlotta Aggravi) a prendersi una sbandata per Alberto.

Da Alberto di Un Medico in Famiglia ad artista di strada

Ma che fine ha fatto Manuele Labate, il nostro Alberto di Un Medico in Famiglia? L’attore ha recitato per altre serie televisive italiane, come Il bello delle donne, L’ultimo rigore, Provaci ancora prof, Il sangue e la rosa e Sfida al cielo. Nato a Roma nel 1983, il ragazzo ha però sempre avuto altre ambizioni, come quella della street art, da sempre sua grande passione. In un’intervista rilasciata al settimanale Spy ha raccontato: «Esistono degli spazi comuni che vengono dati in cessione agli artisti di strada per ‘salvarli’ dal degrado dello smog o delle intemperie. È un modo per togliere il grigio dalla città».

Manuele Labate, la carriera televisiva

Certo Manuele Labate, Alberto di Un Medico in Famiglia, avrebbe voluto continuare a recitare. Ma non è stato così semplice. «Non ho lasciato del tutto il mondo della recitazione, ma è complicato trovare una nuova occasione», ha raccontato. «Da quando è nata mia figlia Aurora è cambiata la mia testa e il lavoro ne ha risentito di riflesso. Ho un pochettino penalizzato il tempo dedicato alla recitazione. E allora la crisi, e il cinismo del mondo dello spettacolo che ti dimentica in fretta, così, alla fine sono diminuite le ore di set e sono aumentate le ore di pittura, fino ad averla fatta diventare una professione… chiamiamola parallela», ha concluso.

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