È arrivato il grande giorno per Amadeus. Stasera inzierà la 70esima edizione del Festival di Sanremo che lo vedrà alla conduzione della kermesse. Tra polemiche, polveroni mediatici e una grande emozione, Amades si è lasciato andare in un’intervista rilasciata a “Dipiù“.
«Da bambino mi incantavo a seguirlo in TV quando c’era ancora lo schermo in bianco e nero» ricorda Amadeus, tornando indietro nel tempo con la nostalgia legata ai ricordi più forti, quelli intimi e familiari.
«Ho capito che Sanremo era qualcosa di importante quando, da bambino, sentivo mia madre dire a mio padre “Stasera c’è Sanremo”. Lo diceva con un tono che significava “non pensare di uscire o di invitare qualcuno”. Poi arrivavano i nonni e guardavamo il Festival tutti insieme […] Da adolescente, poi, vedevo sempre la finale con gli amici: si andava da chi aveva la casa libera dai genitori, si compravano pizza e birra e si scommetteva. Chi indovinava il vincitore aveva una cena pagata dagli altri».
Amadeus: «Non avevo l’autorizzazione per entrare all’Ariston»
Una carriera lunga, tra gavetta, conquiste e perfino un drammatico periodo di pausa in cui – è proprio Amadeus a ricordarlo spesso – il telefono non squillava più e non credeva avrebbe lavorato ancora. A poche ore dal suo debutto alla conduzione di Sanremo 2020, il suo ricordo va proprio a quel giovane Amadeus di tanti anni fa che per la prima volta andò a Sanremo:
«Nel 1987, anno in cui vinse il trio composto da Enrico Ruggeri, Gianni Morandi e Umberto Tozzi con Si può dare di più. A quei tempi lavoravo a Radio Deejay ma non avevo l’accredito, cioè l’autorizzazione, per entrare all’Ariston. Perciò per intervistare i cantanti dovevo cercarli nei loro alberghi o nei ristoranti. Per avere le “dritte” mi ero fatto amici molti baristi e uscieri degli alberghi».