Asia Argento fa un passo indietro sul #MeToo. Era l’ottobre del 2017 quando l’attrice si fece portavoce del movimento contro le molestie, denunciando pubblicamente il produttore Harvey Weinstein che – stando alle dichiarazioni della donna – l’avrebbe costretta a fargli un massaggio e a subire un rapporto orale. Oggi, a due anni di distanza dalla denuncia dello scandalo sessuale, la donna guarda con rammarico al passato, raccontando come sia stata lei a subirne le peggiori conseguenze. «Io ho provato a fare una rivoluzione e ad un certo punto mi sembrava di aver creato uno tsunami abbastanza forte», ha raccontato. «Però poi ci sono delle forze oscure così grandi oggi. Un tempo si sapeva chi era il nemico, oggi i nemici si nascondono molto bene».
Il rammarico di Asia Argento
Una cosa è certa: le parole di Asia Argento non vogliono in alcun modo sminuire il dolore e la sofferenza che hanno portato lei ed altre donne a farsi avanti e sporgere denuncia. Il #MeToo era un movimento nato per schierarsi in modo netto contro gli abusi a cui le donne erano e sono tuttora sottoposte sul posto di lavoro. I risultati, però, sono stati minori di quanto ci si aspettasse. «Ho fatto una rivoluzione che ha acceso gli animi, soprattutto delle donne, perché era una rivoluzione femminile, ma alla fine ho visto che la storia non è una linea retta, è una spirale. È come un valzer: si fanno due passi avanti e uno indietro».
Le conseguenze del #MeToo
Tanto il rammarico nelle parole di Asia Argento. Il movimento #MeToo di cui si è fatta promotrice ha sì portato alla luce lo scandalo delle molestie, ma l’ha anche sottoposta a un duro processo mediatico. «Le donne – ha concluso l’attrice – si sono ribellate al sopruso degli uomini sul lavoro, all’abuso di potere e ora negli Stati Uniti, da dove tutto è partito, stanno togliendo l’aborto in tanti stati. Mi chiedo a cosa sia servito tutto quello che è successo, di cui ho pagato le conseguenze più grandi… Più degli uomini».