Nell’epoca dei social e degli smartphone con infiniti megapixel nessuno sicuramente pensa più a come è nata la fotografia e soprattutto a come è stato possibile scattare delle foto a colori. Per capire cosa sta succedendo oggi è importante guardare al passato, una domanda nasce quindi spontanea: chi ha scattato la prima fotografia a colori della storia?
Fotografie a colori fake
La fotografia a colori è nata molto prima di quanto possiamo immaginare, ma grazie ad una tecnica non propriamente innovativa: il colore infatti – dal 1839 – veniva applicato a mano sopra una fotografia in bianco e nero precedentemente stampata. Questa tecnica è nata perché i “dagherrotipi” di Louis-Jacques-Mandé Daguerre creavano un’immagine perfetta, ma la gente continuava a lamentarsi della mancanza dei colori.
Tuttavia molti si sono impegnati nel trovare una soluzione al problema inventando altri metodi per la colorazione dei dagherrotipi: applicare una vernice protettiva trasparente sopra la piastra e poi colorare a mano con delle vernici, oppure applicare dei colori trasparenti a specifiche aree dell’immagine per poi fissarli passando una corrente elettrica attraverso la piastra, con l’aiuto di una batteria galvanica.
Un esperimento rivoluzionario
La fotografia a colori è nata ufficialmente nel 1861 grazie ad un metodo messo a punto da James Clerk Maxwell, uno scienziato scozzese. Maxwell nel suo riuscito esperimento ha utilizzato la teoria additiva sviluppata già da altri scienziati, quest’ultima era basata sul principio che tutti i colori della luce possono essere mescolati otticamente combinando i tre colori primari dello spettro: rosso, verde e blu.
Tuttavia non è stato lo scienziato scozzese a scattare il primo negativo a colori, ma il fotografo Thomas Sutton. Il famoso fotografo ha confermato la teoria del colore additivo e quindi ha finalmente creato un processo di proiezione per produrre delle immagini a colori. La strada fatta da allora è tantissima, ma conoscere ciò che per noi oggi è scontato è sempre interessante.