Il cantante, e neosposo, Justin Bieber si è arrabbiato moltissimo con la Peta, l’organizzazione internazionale per i diritti degli animali, che lo ha attaccato per avere acquistato due gatti orientali da 35.000 dollari piuttosto che adottarne dal canile di Los Angeles. Invece di trovare scuse “politically correct”, come va tanto di moda oggi, Justin li ha letteralmente mandati a quel paese invitandoli a fare gli affari loro e a ripulire il mare dalla plastica.
Il matrimonio dello scorso fine settimana con la bella Hailey Baldwin avrà anche addolcito Justin Bieber ma non quando si tratta dei suoi gatti. La popstar infatti ha risposto in malo modo alla Peta, l’associazione per il trattamento etico degli animali che difende anche i loro diritti, che l’aveva appena accusato di aver fatto uno sgarbo ai gatti randagi di tutto il mondo acquistando due micetti tigrati di razza Savannah.
I “piccolini” sono costati, in due, 35.000 dollari: Justin Bieber l’ha chiamati Sushi e Tonno e se ne è innamorato subito, tanto da definirli costantemente “i miei bambini” e da avergli dedicato un profilo Instagram chiamato @kittysushiandtuna. Qui Justin posta tutte le foto più belle dei suoi micetti: quando dormono, quando si stiracchiano, quando giocano, quando ne combinano qualcuna delle loro.
La vicepresidente senior di Peta, Lisa Lange, è apparsa piuttosto seccata che una star come lui non desse il buon esempio e ha dichiarato: “Justin Bieber potrebbe ispirare i suoi fan sparsi in tutto il mondo a salvare una vita adottando un gatto da un rifugio per animali locale piuttosto che alimentare la pericolosa domanda di gatti ibridi, contribuendo alla crisi della sovrappopolazione di animali e dimostrando che quando si tratta di aiutare gli animali la sua posizione è quella di uno che se ne disinteressa”.
A quel punto la risposta di Justin Bieber, poco elegante ma sicuramente concisa, è stata “Peta, suck it”, la cui traduzione letterale è “succhiamelo”. Poi si è spiegato meglio: “Peta si dovrebbe concentrare su problemi veri. Come il bracconaggio e le violenze sugli animali. Mi criticano perché voglio un particolare tipo di gatto? Non siete intervenuti però quando ho preso il mio cane Oscar e non era un randagio. Ogni animale che prendiamo in casa dovrebbe esserlo? Io credo nelle adozioni dei randagi ma credo anche che ognuno possa avere una preferenza e questo è quello che fanno gli allevatori. Peta pensi ad aiutare a trovare un modo per eliminare tutta la plastica che si trova negli oceani e lasci in pace i miei bellissimi gatti”.
Sicuramente l’intento di Peta è stato lodevole, ma l’unico effetto sortito dalla dichiarazione della Lange è stato quello di triplicare i followers del sito dei due micini Sushi e Tonno.
Photo Credits: Instagram