
In una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair, Daria Bignardi si è lasciata andare a nuove confessioni inerenti alla sua esperienza al Grande Fratello, reality show che ha condotto per la prima edizione, nel 2000-2001. Alla quale, lo ricorderete, partecipò anche Pietro Taricone, morto tragicamente il 29 giugno 2010, all’età di 35 anni, a causa di un incidente mentre si lanciava con il paracadute. Ed è proprio a lui che sono legati alcuni dei ricordi che la presentatrice conserva con più affetto.
Il ricordo della conduttrice
Già in una delle prime immagini che tornano alla memoria di Daria Bignardi se ripensa al Grande Fratello, c’è Pietro Taricone. Lui, più degli altri concorrenti. «Li avevo voluti incontrare tutti – racconta la conduttrice – nel residence dove abitavo, quartiere Monti. Erano passati tutti a bere un caffè, uno dopo l’altro: Salvo, Rocco, Sergio, Lorenzo, Roberta, Francesca, Maria Antonietta, Cristina, Pietro, Marina… Uno mi aveva colpito più di tutti. Era estroverso, affettuoso, gentile, famelico di vita. Non era alto, era muscoloso e aveva gli occhi verdi. Si chiamava Pietro Taricone». Come darle torto: a Pietro si affezionarono subito anche i telespettatori, sin dalla prima puntata. Nel suo essere caciarone, aveva sempre trasmesso un’autentica genuinità, che gli ha permesso di diventare uno dei personaggi più iconici e amati non solo della prima edizione, ma dell’intera storia del reality.
Il rapporto tra Daria Bignardi e Pietro Taricone
Un rapporto, quello tra Daria Bignardi e Pietro Taricone, che non si è interrotto con la fine della prima edizione del Grande Fratello. «Ci scrivevamo ogni tanto – racconta ancora la conduttrice a Vanity Fair – e ci siamo incrociati due o tre volte. Dopo qualche tempo dall’incidente in cui morì per un lancio col paracadute, intervistai per il nostro giornale la sua compagna Kasia Smutniak, un’intervista che mi emozionò per la sua forza e le cose belle che mi raccontò di Pietro, che voleva vivere a modo suo, nella natura, coi cavalli. Ho appena visto al cinema Martin Eden di Pietro Marcello, ambientato a Napoli e in diversi passaggi la figura idealista e inquieta di Martin mi ha fatto pensare a lui».