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Nadia Toffa: il ricordo dell’amica Francesca Ghezzani

A un mese dalla scomparsa di Nadia Toffa, il ricordo affettuoso dell’amica e collega Francesca Ghezzani, che con lei ha iniziato la sua carriera nel mondo del giornalismo a ReteBrescia.

Ha vissuto solo 40 anni Nadia Toffa. Ma, visto quanto ha combattuto per gli altri con la cravatta nera delle “Iene”, per il grande numero di truffe svelate ai danni dei più deboli, per le migliaia di persone che è riuscita a raggiungere con la propria personalità vulcanica e il proprio ottimismo, è come se ne avesse vissuti 80. In fondo ci sono persone che in tutto l’arco di una vita non porteranno mai “a casa” i risultati che ha portato lei nell’arco di quaranta primavere. Per questo era tanto amata, seguita, talvolta odiata: perché raccomandava a tutti di non perdere un attimo della propria preziosa vita, di vivere l’oggi intensamente perché domani, chi può dire dove saremo? Era diretta e sincera Nadia Toffa, nell’esprimersi non aveva mezze misure e i giri di parole, quelli usati da chi ama più la diplomazia che la verità, non le appartenevano per niente. La giornalista di Brescia, stroncata da un cancro al cervello che non le ha lasciato scampo, non ha mai nascosto la sua malattia, non si è posta all’attenzione degli italiani come una vittima, ma come una guerriera, incurante dei commenti spiacevoli, talvolta davvero ripugnanti, dei “codardi da tastiera”, quelli che si nascondono dietro uno schermo e dietro un nik perché non hanno il coraggio delle proprie azioni. Nadia ha documentato, con delicatezza e trasparenza, la sua quotidianità da quando ha scoperto il male alle ultime battaglie. Ha avuto il coraggio di tornare sotto i riflettori della trasmissione che l’ha resa famosa, ovvero “Le Iene”, quando la salute glie lo permetteva, pur sapendo che tutti avrebbero scrutato il suo viso per cercare un segnale di miglioramento, di remissione della malattia. Dopo la comparsa dei primi sintomi, e le prime cure, sembrava proprio che la ce l’avesse fatta e che quel male oscuro fosse ormai lontano. Invece, a marzo 2018, la notizia dolorosa, per lei e la sua famiglia, di una pericolosa recidiva. Nemmeno questo Nadia ha voluto nascondere al suo pubblico. A ottobre, durante una puntata di Verissimo, a una emozionata Silvia Toffanin, ha confessato: “Per passare da “perché a me” al “perché non a me” ci sono voluti mesi di introspezione, dolore, sofferenza. Non voglio che la gente provi pena. Io ci credo in Dio e non penso sia crudele, non penso voglia vederci soffrire. Da una sfiga si può trovare anche del buono, il signore ci stimola, vuole insegnarci a vivere.Amiamo la vita, rispettiamola è preziosa. Io il “Carpe diem” lo intendo come i nostri latini, non bisogna sperare nel futuro, bisogna guardare a ora. Oggi ci sono ancora, poi chissà”.

Il carattere di Nadia Toffa è rimasto negli anni immutato, solare e genuino, anche dopo aver conosciuto la fama sulle reti Mediaset: lo conferma la giornalista ed ex collega di RTB Network Francesca Ghezzani, che con Nadia ha lavorato nel 2005 e 2006, quando entrambe muovevano i primi passi nel mondo della televisione.

“Eravamo nella stessa redazione, abbiamo lavorato fianco a fianco per due anni e mezzo. Appena arrivate abbiamo condiviso una bellissima avventura, visto che eravamo neofite del piccolo schermo: una diretta da Milano con Marco Balestri dove io facevo l’assistente di studio e lei conduceva. Eravamo tutte e due nervose perché sapevamo che sarebbe stato un lavoro lungo e impegnativo: ma già allora lei era assolutamente agguerrita, capace di stare in diretta sotto al sole ore e ore senza mai lasciare il campo. La stessa Nadia che ha dimostrato di essere in occasioni molto meno liete”.

Tutte e due giovani e promettenti: cosa sognavate?

“Inseguivamo il sogno di fare il lavoro che ci piaceva: le giornaliste, le conduttrici. Nadia aveva due anni più di me: era nata a giugno del 1970 e io a febbraio del 1981. Mi ricordo che quando arrivò in redazione portò il sole con il suo modo di fare che poi tutti hanno potuto conoscere durante le “Iene”: voce dal volume alto e squillante perché voleva salutare tutti senza che nessuno si sentisse escluso. Pacche sulle spalle a tutti, dall’uscere al figlio dell’editore indistintamente. Ci chiamava con diminutivi che ci facevano ridere anche durante i momenti più seri, aveva una energia prorompente ma una grande umiltà. Il tutto condito con un buonumore estremamente contagioso”.

Gli altri colleghi cosa pensavano di lei?

“Che era una ragazza veramente genuina, autentica, che ti diceva senza problemi le cose come stavano senza nascondere nulla. Da lei sapevi che non ti sarebbe mai arrivata una coltellata alle spalle. Era “pane al pane, vino al vino”, dote che nella società di oggi è rarissima. Lo pensavamo allora e continuavamo a pensarlo anche oggi visto che il suo comportamento è rimasto esattamente lo stesso, a Mediaset come sui social. Le cose non le manda a dire: se è felice te lo grida in faccia, se è contrariata pure. Ma il tutto con grande sincerità perché voleva che le persone fossero sempre in armonia tra loro”.

In che senso?

“Che era una aggregatrice, una compagnona. Una che promuoveva le festicciole in redazione se era il compleanno di qualcuno, che sceglieva il regalo da fare al festeggiato di turno. Una che, quando arrivava, ti faceva spuntare naturalmente un sorriso anche se fino a quel momento eri un po’ “storto””.

Ti aveva parlato del suo desiderio di andare a lavorare a Mediaset?

“Si, è venuta da me e mi ha detto: “Franci, ho avuto modo di bussare tante volte alle porte de “Le Iene” fino a che non li ho convinti a farmi un provino. E’ andato bene. Non sto più nella pelle!!!” Era felice ma non poteva ancora dire niente ufficialmente perché lei stessa non aveva avuto l’ufficialità della sua investitura come Iena. Certo, qui c’erano delle voci di corridoio che lei avesse fatto una buona impressione a Mediaset: ma Nadia si scherniva, rimaneva sul vago perché non voleva dire una bugia ma non poteva nemmeno dare una notizia che ancora non si era concretizzata. Lo ha comunicato a tutti solo quando ha avuto la certezza di essere stata presa nel programma”.

Vi siete frequentate gli ultimi anni?

“No, per i tanti rispettivi impegni, ma ci mandavamo messaggi. Poi, guardandola in video, sia io che mio marito, che la conosceva bene perché lavorava nel settore tecnico nella medesima televisione, sapevamo già come stava senza bisogno di parole. Avendo avuto la fortuna di viverla di persona, ci accorgevamo di quegli impercettibili cambiamenti, come lo sguardo un po’ più spento, oppure il viso appena più gonfio, se stesse meglio o meno. Ma nessuno di noi si aspettava che se ne andasse, perché conoscevamo bene la sua propensione a non arrendersi davanti alle difficoltà e, alla fine, a superarle tutte”.

Purtroppo stavolta non è andata così

“E’ stato terribile, soprattutto perché è a noi è stato chiaro già a luglio. Avevamo saputo che Nadia era stata trasferita alla “Domus Salutis”, e, abitando a Brescia, purtroppo sapevamo a chi era destinata. Avevamo capito che la situazione era assolutamente precipitata ma non ce ne facevamo una ragione. Quando abbiamo appreso la notizia, proprio conoscendo la sua tenacia, abbiamo sperato fino in fondo disperatamente che fosse una fake news”.

La sua perdita è stato un dolore per tante persone

“E’ bello vedere quanta gente Nadia sia riuscita a raggiungere con la sua personalità e il suo carattere. E’ stata aggregante anche in questo. E coraggiosa: sapevo bene che non era la morte a spaventarla ma la paura di lasciare la sua mamma. Non si è arresa fino in fondo. Sono felice di averla conosciuta, mi ha insegnato che davanti alle difficoltà bisogna tirare fuori tutta la grinta che si possiede”.

Un messaggio che è arrivato a tanti: il giorno del suo funerale, che si è svolto venerdì 16 agosto scorso nel Duomo di Brescia, sia in chiesa che alla camera ardente sono giunti per renderle omaggio concittadini, colleghi, persone provenienti da altre regioni. Il Club Calcistico della città di Taranto ha messo a disposizione il suo pullman grazie al quale sono arrivati nella città lombarda 35 cittadini per ringraziare la “Iena” Nadia Toffa di aver puntato i riflettori sull’acciaieria Ilva e sui problemi ambientali che la fabbrica ha provocato alla città. Sono arrivati anche decine e decine di mazzi di fiori: tra questi anche la corona inviata al Teatro Santa Chiara, luogo della camera ardente, dai detenuti del carcere di Brescia, che, per renderle omaggio, hanno fatto una colletta. Nella commovente leggera di accompagnamento, hanno scritto: “Nadia è sempre stata una paladina della giustizia”.Piaceva a tutti Nadia Toffa. Una donna che ha condensato in 40 anni il senso della vita.

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