Renato Zero è gay o etero? Questo il dilemma che per anni ha decisamente perseguitato l’artista. Il look eccentrico del cantante, le compagnie e il suo modo di dominare il palco hanno giocato a favore di un gossip costantemente alimentato nel corso degli anni. Renato Zero, per natura riservato e ostile al chiacchiericcio mediatico, ha sempre schivato questi colpi. In alcune occasioni però ha provato a raccontarsi e chiarire dei punti della sua vita privata.
Chi è Lucy Morante?
Una di queste occasioni è stata l’intervista che il cantante ha rilasciato a Mara Venier, super ospite di Domenica In durante la puntata del 25 novembre. Per l’occasione Zero ha ripercorso la sua carriera insieme a Mara, sua amica intima, raccontando anche i momenti più felici ed emozionanti della sua vita.
Per la prima volta Renato Zero ha svelato chi è stato l’amore della sua vita. La compagna di una vita è Lucy Morante, la quale figura come l’unica storia confermata dal cantante. Di lei ha rivelato:
“Io avevo fatto tre soli dischi, tre album. Allora mi presentavo in questi locali tipo il Baccarat di Lugo di Romagna, il Dietro, il Patio, tutte queste enormi discoteche dove io lavoravo… Ero da solo con il mio Revox. Pensa, cantare da solo senza neanche l’orchestra. Affrontavo un pubblico di mille persone da solo e fuori c’era Lucy con il suo baldacchino che vendeva cassette stereo 8 e stereo 4. Per cui un giorno mi chiamano dalla RCA e mi dicono: ‘Lei ha venduto in tre anni 70.000 dischi, ma che ci ha fatto?’. ‘L’ho venduti!’, gli ho detto. Non esisteva una classifica di quella portata lì, non si poteva identificare una vendita quasi carbonara ma da lì cominciai a ottenere una credibilità dai discografici che l’hanno dovuta ammettere nonostante la loro malafede”.
“Non ho mai pensato di sposarmi”
“Mai, non ho mai pensato di sposarmi. Non sono cliente di nessuna bomboniera e di nessun confetto. Sono sposato con il pubblico. Ho avuto una famiglia numerosa meravigliosamente presente, vivevamo in dieci nella stessa casa e ogni volta che uscivo di casa con il boa di struzzo mi facevo il segno della croce e pregavo di non tornare con i cerotti. C’era una sorta di tiro al segno, verbale e alcune volte fisico. Come reagivo? Tornavo indietro e chiedevo ‘ma ti ho fatto qualcosa di male?’. Quest’atteggiamento mi fruttò la solidarietà della borgata”.