
Cesare Cremonini, in un’intervista a tratti commovente rilasciata a 7, l’inserto settimanale di Repubblica, ha raccontato sé stesso e la sua rigogliosa carriera musicale e discografica. E lo ha fatto scavando nel proprio passando e ripartendo proprio da lì, dove tutto è iniziato: il suo esordio con i Lunapop. Una band formatasi negli anni Novanta – tra i membri: Gabriele Gallassi, Alessandro De Simone, Lorenzo Benedetti, Andrea Furlanetto e ovviamente Cremonini – che, pur avendo pubblicato un solo album è riuscita a guadagnarsi un posto d’onore nella storia della musica italiana.
Lunapop: storia di un successo
…Squérez?, così si chiamava il celebre album rilasciato dai Lunapop nel 1999, che conteneva singoli ancora oggi conosciutissimi e amatissimi come 50 Special, Un giorno migliore, Qualcosa di grande e Vorrei. Una band, guidata da Cesare Cremonini, che aveva raggiunto immediatamente l’apice del successo e che avrebbe avuto probabilmente molto ancora da raccontare se, improvvisamente, non avesse preso la più drastica delle decisioni: sciogliersi. Il motivo? Per tanti anni si è parlato di una spaccatura interna, che vedeva contrapposti Cremonini e Ballo da una parte e i restanti membri del gruppo dall’altra. Ma, nel corso dell’intervista, il cantautore ha rivelato nuovi dettagli sulla vicenda.
Cesare Cremonini e le regole sui Lunapop
«I Lùnapop si sciolsero perché le regole che tenevano in piedi un progetto musicale composto da ragazzi così giovani erano regole strane, utili ma molto difficili», ha raccontato Cesare Cremonini. «La prima era: i genitori fuori dalle scatole. La seconda: possibilmente anche le fidanzate. Regole impossibili da rispettare – ha poi proseguito il cantante – per ragazzi tra i diciassette e i diciotto anni, tutti di famiglie borghesi. Figli della Bologna che coltivava il valore della famiglia, quindi del condividere la vita dei figli. I Lunapop diedero vita ad un progetto che ebbe un successo straordinario. Ancora oggi l’ultimo grande successo della musica italiana, dal punto di vista discografico. Nel momento in cui si ruppero questi equilibri, queste regole divennero impraticabili, non era più pensabile poter continuare. Non sono solito scrivere canzoni con degli avvocati, né confrontarmi su scelte artistiche con dei genitori. Noi, eravamo riusciti ad essere totalmente autonomi dalla discografia. I Lùnapop erano una licenza, come me ora. Cioè si crea qualcosa, in piena libertà, che poi viene consegnata all’industria. Tolta questa regola, cioè la totale autonomia creativa, il mio mestiere non è più praticabile».