Come spesso accade il toto “Sanremo” parte mesi e mesi prima della nuova edizione. Da giorni si sta rincorrendo un nome, anzi, a dire il vero, è da anni che è tra i papabili.
Negli ultimi giorni si fa sempre più insistente la voce che la conduzione possa essere affidata ad Amadeus, di cui ricordiamo i suoi trascorsi da disc jokey a Radio Deejay, ma anche la conduzione di un altro programma musicale storico (targato Mediaset), il “Festivalbar”.
Sembra che il punto su cui si sta molto discutendo sia la direzione artistica in quanto Amadeus e il suo agente Lucio Presta vorrebbero che fosse appannaggio loro, mentre la Rai preferirebbe optare per una figura più esperta del settore discografico.
Secondo l’indiscrezione di tvblog [citiamo testualmente]: «potrebbe esserci Mogol alla direzione. Giulio Rapetti, questo il suo nome, metterebbe così la sua enorme esperienza al servizio della kermesse canora che come autore ha vinto in più occasioni. Un nome prestigioso che sembrerebbe all’altezza del 70esimo anniversario che il Festival festeggerà il prossimo anno. Mogol, oltre ad essere apprezzatissimo autore e oltre ad aver collaborato con i più importanti artisti della scena musicale italiana, è anche Presidente del Consiglio di gestione della SIAE. Proprio in questa veste alcuni mesi fa aveva preso posizione a favore della proposta di legge leghista che avrebbe voluto imporre alle radio il passaggio di una canzone italiana ogni tre».
Nel corso di una lunga intervista al Tempo, Carrisi ha lanciato ufficialmente la sua candidatura, lasciandosi andare in promesse e obbiettivi alla stregua di una autentica campagna elettorale: «ho alle spalle decenni di gavetta“, ha spiegato. «E conosco questo pubblico quanto un conduttore televisivo. Un artista come me può dare un apporto importanteal festival».
Nel corso dell’intervista, Al Bano ha dunque presentato i suoi “punti”, per un Sanremo più italiano e sovranista. Ci si avvicina pertanto alle opinioni già precedentemente espresse dal cantante pugliese, come noto avverso alle contaminazioni culturali con musiche straniere. «L’anima di Sanremo è la gara», ha specificicato Al Bano, «e non bisogna allontanarsi troppo da questo concetto. Bisogna reintrodurre le eliminazioni, e ridimensionerei il rap per ridare equilibrio alla melodia. Non dimentichiamoci che è proprio quest’ultima ad aver reso nota la musica italiana al mondo». Dunque, meno spazio a derive “moderne”, maggior attenzione all’aspetto competitivo della kermesse. «Il festival è come un pullman musicale», conclude. «Io potrei fare l’autista, e lo porterei in giro per il mondo».
«Ho già fatto tre Festival» aveva commentato il conduttore. «È sempre andata bene, ma non so se ci tornerò, e quando ci tornerò. Semmai dovesse accadere non sarà adesso. È troppo presto, sono passati solo due anni». Neanche la prospettiva di occuparsi solo direzione artistica lo convincerebbe: «Impensabile lasciare la conduzione ad un collega».
Al netto del rifiuto di Sanremo 2020, i rapporti tra Carlo Conti e la Rai restano idilliaci. Il rinnovo contrattuale è stata una pura formalità e tornerà a settembre al timone di Tale e Quale, del quale sono in corso i provini.
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