
In molti la ricorderanno nel ruolo dell’infermiera Jessica nei primi anni di Un Medico In Famiglia, ma Sabrina Paravicini è un’attrice dalla carriera lunga e una certa presenza nel mondo della televisione italiana. Solamente otto mesi fa, ospite di Caterina Balivo, era riapparsa per sensibilizzare gli spettatori sui problemi della Sindrome di Asperger. In capo ad un mese, la batosta vera: nel dicembre 2018, a Sabrina Paravicini è stato diagnosticato un cancro al seno. Un autentico dramma personale, al quale l’attrice ha però reagito con il massimo della determinazione. Accettando di buon grado le cure richieste dalla chemioterapia, ha deciso di documentare il proprio percorso attraverso lunghe lettere ai fan postate sul suo profilo Instagram.
La lotta contro la malattia, la chemio e la remissione: Sabrina Paravicini racconta il suo percorso dopo sei mesi di cure contro il cancro
Affrontando di petto la questione, Sabrina Paravicini ha dunque accettato di discutere apertamente della propria malattia e delle scelte compiute. “All’inizio i medici avevano notato l’allargamento di una cisti che avevo da vent’anni“, ha spiegato. “Il tumore era nascosto dietro la cisti che avevo sotto il capezzolo. Ora viviamo insieme da mesi. Non lo odio, lo vedo come un nemico da rispettare e da sconfiggere. Non l’ho mai chiamato mostro. Io e mio figlio abbiamo deciso di chiamarlo con il nome giusto, cioè cancro. E il cancro è una malattia curabile“.
Proprio la scelta di affidarsi interamente alla chemioterapia è fruttata a Sabrina Paravicini qualche stoccata da parte dei fanatici delle cure alternative. L’attrice ha scelto di rispondere, anche in questo caso, confrontandosi apertamente con i propri follower. Lo ha fatto con un post perentorio, in cui ha chiarito la sua totale fiducia nella terapia. Che per il momento, sembra persino dare i sui frutti. “La chemio è orribile“, ha spiegato, “ma è l’unica cura protocollata. Non la volevo fare neanche io, e oggi il mio corpo è avvelenato. Non potevo però permettermi di perdere un anno a tentare cure alternative. Neanche un mese. E il referto della risonanza che ho fatto dopo quattro mesi parla di una remissione al 90%. Non morirò di chemioterapia.“