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Spettacolo

Pamela Mastropietro, la madre in lacrime: “I suoi amici mi hanno raccontato cosa faceva”

Pamela Mastropietro, spunta una dichiarazione agghiacciante: “Ecco perché l’ho fatta a pezzi”

Non ci stava intera dentro la valigia, per questo è stata fatta a pezzi”. La frase agghiacciante spiega così la macabra uccisione della diciottenne romana, Pamela Mastropietro. Innocent Oseghale, in carcere con l’accusa di aver compiuto il brutale omicidio, ha rilasciato questa dichiarazione spontanea davanti alla Corte D’Assise di Macerata ma ha precisato di non aver ucciso nè tantomeno violentato la giovane.

Secondo OseghalePamela sarebbe morta per cause accidentale, forse in overdose. L’uomo, preso dal panico, ha tentato di disfarsi del cadavere cercando di metterlo in un trolley.

La madre: “I suoi amici mi hanno raccontato cosa faceva”

Ogni giorno penso a lei, sempre. Rivedo il suo sorriso, l’ultimo che mi ha fatto. All’inizio andavo ad abbracciare il suo accappatoio, per sentirla ancora addosso” confessa ancora una volta Alessandra Verni, la mamma di Pamela, che abitava insieme a lei. “Aiutava sempre tutti, me lo hanno raccontato tanti suoi amici dopo”. Tanti gli episodi che gli amici di Pamela hanno raccontato a mamma Alessandra, solo dopo la sua morte:

“Tanti episodi nei quali lei faceva di tutto per gli altri. In comunità ha salvato la sua compagna di stanza che si era tagliata le vene. Qui a Roma per un sacco di tempo ha aiutato un ragazzo che non aveva da mangiare. Ogni tanto la vedevo portarsi via il pane, ma a me non voleva dire per chi fosse. L’ho scoperto dopo. Era aperta con tutti e anche per questo più vulnerabile. Adesso questo ragazzo ha un lavoro e sta bene”.

“Metto ancora i suoi vestiti”

La stanza di Pamela Mastropietro è rimasta identica a come l’ha lasciata, quando la vita l’ha strappata prematuramente e in modo brutale a sua madre Alessandra. Una donna che nel dolore folle ha deciso di tenere viva la memoria di sua figlia, così come può:

Sento ancora i suoi cd, quelli che mettevamo nei momenti tristi per risollevarci, soprattutto Fabrizio Moro: le parole delle sue canzoni, l’energia che ci mette. Lui ha autografato la maglietta che le ho messo nella bara. I suoi vestiti, che a volte metto. Lei prendeva sempre i miei, ma non voleva che mettessi i suoi perché diceva che al lavoro, facendo le tinture ai capelli, li avrei sporcati. Il suo accappatoio ormai è mio. La cameretta è quasi la stessa. Il nonno aveva iniziato a metterla a posto per il suo rientro, e invece abbiamo dovuto fare spazio alla bara“.

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