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Luxuria piange e si dispera nella casa del Grande Fratello

Dopo appena due giorni dalla sua entrata nella casa del Grande FratelloVladimir Luxuria, si è lasciata andare ad un racconto molto forte e privato sul suo passato. La donna ha raccontato come ha scoperto di essere una donna e di come ha cercato di farsi accettare dalla sua famiglia. Vladimir è scoppiata a piangere e Gennaro, Valentina e Martina l’hanno abbracciata:

“I miei genitori all’inizio non l’hanno presa bene, erano molti anni fa e in qualche modo li capisco. Io però ho avuto le sorelle e le amiche dalla mia parte, mi hanno sempre aiutata. Mia sorella mi ha dato un suo vestito, me lo sono messo e allo specchio mi sono detta ‘finalmente sono io’.

Poi a un certo punto mi sono detta ‘voglio provare a farlo anche fuori’. Avevo 14 anni, sono uscita di casa, in una cabina telefonica mi sono cambiata, ho messo il vestito di mia sorella, ho provato a truccarmi e quando sono uscita dalla cabina ho affrontato la strada. Cercavo di capire dagli sguardi delle persone se mi avevano capita o mi stavano disprezzando. Cominciai a sentire gli insulti. Alcuni la prendevano coma se fosse una sfida alla loro identità. Poi sono arrivate anche le botte, ma non voglio fare la vittima, adesso ho superato tutto.

Secondo me le mamme lo sanno da subito. Chi ti ha portato in grembo e capisce se piangi perché hai fame o hai sonno, sa tutto.

Un pomeriggio ero su una panchina di una piazza della mia città, passarono mio padre con un suo amico. L’uomo guardandomi disse ‘guarda quel ricchi**e’. Mio padre ha girato lo sguardo e quel ricchi**e ero io. C’è stato un momento di silenzio ed entrambi eravamo congelati. Poi sapevo che dovevo tornare a casa ed affrontare tutto. – ha continuato Vladimir Luxuria – Avevo il passo lento, come avessi le catene. Salgo a casa, apro la porta e sento che in cucina i miei litigavano, sento le urla, incolpandosi l’uno con l’altra di questa cosa. Io mi sentivo responsabile dell’infelicità di coloro che mi avevano messo al mondo. Responsabile di aver reso infelici i genitori che mi avevano cresciuto, dato da mangiare. Ma non sapevo cosa fare, la mia era una cosa profonda, non era la voglia di mettere un piercing, in quel caso avrei potuto non metterlo e risolvere la situazione.

A tavola non abbiamo parlato, c’era solo il rumore delle forchette e dei coltelli. Non vedevo l’ora che il piatto finisse e chiudermi nella cameretta, per poi sentirmi sola al mondo, senza futuro, pensando di farla finita. Per fortuna avevo un barboncino, Dolly, io vedevo lo sguardo di questa cagnolina e mi dava forza. Poi avevo le mie sorelle. Poi dopo pian piano le cose sono migliorate”.

 

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