
Il caso dell’omicidio di Mario Bozzoli non ha ancora un colpevole da anni ma tutti gli indizi portano verso nipoti dell’uomo. I figli del fratello infatti, in primis Giacomo, avrebbero avuto il movente perfetto per uccidere lo zio.
Giacomo Bozzoli ed il fratello Alex hanno, di fatto, compiuto il delitto perfetto con la complicità di alcuni operai. Questa sarebbe, in sintesi, la ricostruzione della procura generale ha messo così la parola fine alla fase investigativa e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere per Giacomo e Alex, i nipoti della vittima, e per favoreggiamento per Maggi e Abu.
L’atto omicida si sarebbe consumato non nel forno, come inizialmente si ipotizzava, ma nella fonderia stessa. Il corpo sarebbe stato poi distrutto, per questo probabilmente non è mai stato ritrovato dagli inquirenti.
Giallo di Marcheno, nuovo particolare shock contro i nipoti di Mario Bozzoli
Dall’8 ottobre del 2015 non si sa più nulla di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno, in provincia di Brescia, visto per l’ultima volta in vita nella sua fonderia. Per chi indaga l’uomo è stato ucciso. Ad alimentare tale ipotesi vi sono le strane coincidenze avvenute quel giorno, come per esempio il non funzionamento delle telecamere di sorveglianza all’interno della fonderia. Il corpo dell’imprenditore 50enne non è mai stato ritrovato. L’ipotesi al momento più accreditata è che Bozzoli non è stato gettato in un forno della fonderia, ma sia stato ucciso e caricato su un furgone, per poi essere fatto sparire. Dalle analisi delle scorie dei forni, infatti, non sono state rinvenute sostante chimiche che potessero essere ricondotte alla presenza di resti umani. Ad essere indagati per omicidio e distruzione di cadavere sono i due nipoti, Alex e Giacomo Bozzoli, e i due ex operai della ditta, Oscar Maggi e Aboagye Akwasi.
L’unica cosa certa è che l’8 ottobre del 2015, verso le ore 19, Mario Bozzoli era ancora vivo ed aveva appena finito il turno di lavoro. Come di consueto aveva appoggiato i guanti sopra il muletto su cui aveva lavorato fino a qualche minuto prima, si era appoggiato la felpa sulle spalle e, dopo essersi cambiato negli spogliatoi, avrebbe dovuto raggiungere la sua famiglia a casa per la cena. L’imprenditore, proprio appena finito di lavorare, come era solito fare, aveva chiamato la moglie per avvertirla, peccato però che Bozzoli non arrivò mai a casa quel giorno. Cosa sia successo dopo la telefonata rimane ancora un mistero, in quanto le telecamere puntate verso gli spogliatoi, verso i forni e verso altri locali dell’azienda quel giorno non hanno funzionato.
Gli inquirenti, in primo momento, avevano ipotizzato che le videocamere di sicurezza presenti nella fonderia erano state manomesse di proposito, ma a rivelare un particolare molto importante è proprio la moglie di Mario Bozzoli. In una recente intervista ai microfoni di Quarto Grado la donna ha affermato che soltanto i nipoti del marito, in quanto suoi soci, avevano accesso all’uso delle telecamere di sorveglianza, spiegando inoltre che quest’ultime venivano impostate e controllate digitalmente. Alex e Giacomo Bozzoli, secondo le dichiarazioni della donna, sarebbero stati gli unici ad essere a conoscenza delle password delle telecamere.