L’infanzia di Natasha Stefanenko
Natasha Stefanenko si racconta a Vieni da Me, rivelando alcune sue questioni private e sentimentali. Parlando della Russia, la modella ha raccontato: «Non ho più paura ad esprimere quello che provo, le mie emozioni. Noi sovietici eravamo complessati, ci dicevano che essere belli non è bello. Ti dominavano, non potevi neppure indossare gli orecchini. Eravamo tutti uguali, come le pecore. In Italia, ad esempio, ha scoperto che gesticolare non è un problema. In Russia nessuno lo fa, è segno di maleducazione, quindi qui mi trovo bene. Sono secchi e freddi, quindi ho portato la mia italianità nella tv russa». La modella ha poi aggiunto «Quando sono arrivata impazzivo per i supermercati. In Russia era un periodo difficile, spesso non trovavi nulla nei negozi e dovevi farti le scorte, quindi qui mi sembrava di essere in una giostra». La sua famiglia non era povera, ma erano anni difficili. Quando si è trasferita in Italia, afferma: «Ho dovuto fare un lavoro psicologico su di me».
La vita in Italia
Natasha Stefanenko è laureata in ingegneria. La modella è arrivata a conquistare la televisione italiana grazie al percorso da modella. In effetti, racconta che è diventata modella partecipando ad un concorso di bellezza sulla strada verso l’università. «Non è stato facile, perché avevo un pregiudizio: le modelle mi sembravano tutte sceme. E poi ho sposato un modello», riferendosi a suo marito Luca Sabbioni. «Parlavo proprio da russa, ora non ho più quell’accento». Natasha Stefanenko ha rivelato altri particolari della sua infanzia: «Sono nata in una città segreta, per mezzo secolo neppure era sulla carta geografica. Non avevo neppure il nome della città, ma un numero: 45. Mio padre era ingegnere nucleare, quindi ho vissuto nella Guerra Fredda col terrore del bottone rosso che poteva essere scacciato. Faticavo a dormire, avevo paura di non svegliarmi».
La vita con suo marito Luca Sabbioni
Conosciuto nel 1993, il marito della modella è stato descritto dalla stessa. «È stato quasi un colpo di fulmine». Raccontando delle loro prime uscite, sostiene: «Ad un certo punto lui voleva concretizzare, quindi mi invitò a casa sua dicendomi che aveva una collezione di farfalle». Ma non era una scusa, aveva davvero dei quadri di farfalle. Poi ha raccontato che di lui ama l’ironia e il romanticismo. «Mi completa. Siamo sempre stati una squadra. Siamo anime gemelle, c’è una complicità pazzesca. Sono fortunata, ma abbiamo lavorato tanto sul nostro rapporto». Infine, aggiunge: «Lui mi ha insegnato a parlare, quindi così cerchiamo di risolvere».