“Uccidere? E’ stata solo una necessità, lo facevo per difesa. Se necessario lo farei ancora. Quando vengo attaccato reagisco, sono stato addestrato in questo modo durante il servizio militare in Ungheria, ho imparato a difendermi a costo di uccidere e se fosse necessario, fare del male a volte è indispensabile”. Igor il Russo si confessa in un’intervista su Libero.
Igor, di male, ne ha fatto parecchio. Sia nella sua terra natia che in Emilia Romagna e Spagna. L’uomo ha lasciato dietro di sé una scia di sangue. Lui però non ha problemi nel definirsi sereno: come in un copione di un film già visto, Igor dichiara: “mi stanno attribuendo morti e rapine che io non ho assolutamente commesso ma tra trent’anni di condanna e un ergastolo cambia poco”.
Igor il Russo, la confessione dal carcere: i poliziotti dovevano morire
Igor il Russo continua a far parlare di sé anche dal carcere. Il suo vero nome è Norbert Feher e, proprio durante l’udienza del processo a suo carico che si sta svolgendo Bologna, ha raccontato con freddezza i momenti degli omicidi e le motivazioni che lo hanno spinto a sparare. Norbert Feher parla in videoconferenza dal carcere di Zuera, in Spagna: indossa jeans, giubbotto blu, camicia bianca e senza barba ed è apparso molto sicuro di sé rispondendo alle domande in italiano per circa due ore di discussione.
“Dovevo uccidere tutti i poliziotti”
Poi la rivelazione davanti a Francesca Verri, la figlia di una delle vittime di Feher. “Dovevo sdraiare i poliziotti. Ho sparato a Ravaglia perché aveva una pistola in mano. Poi ho sparato a Verri senza guardare se era armato perché per me era un poliziotto pure lui e dovevo ‘sdraiare’ tutti e due’”. La notizia è stata inizialmente riportata dalla stessa Francesca Verri sul suo profilo Facebook.
Igor: a Budrio non fu una rapina, dovevo riscuotere un credito
La confessione scioccante avviene proprio durante l’udienza davanti al Gup di Bologna, l’uomo ha parlato del’uccisione di Valerio Verri, dando per la prima volta, la sua spiegazione sull’omicidio avvenuto a Budrio. “Andai a Budrio per riscuotere un credito di diecimila euro”. Secondo l’omicida serbo, infatti, Davide Fabbri, barista e prima vittima della furia omicida di Igor, doveva dei soldi a lui. Il pluriomicida smentisce l’ipotesi che potesse trattarsi di una rapina. L’omicidio di Davide Fabbri avvenne il primo aprile 2017 a Budrio, quello della guardia volontaria Valerio Verri, l’8 aprile 2017 a Portamaggiore (Ferrara).
Riguardo all’omicidio di Davide Fabbri, l’omicida afferma: “dovevo schiacciare tutto quello che avevo davanti. Mi sentivo minacciato, allora ho tirato fuori la seconda arma e l’ho seccato”.A Bologna, in aula, ci sono i parenti delle vittime e Marco Ravaglia, la guardia ambientale presente con Valerio Verri nel momento dell’uccisione e che simulò la sua morte per salvarsi da Igor. Durante il racconto,oltre alla figlia di Verri, erano presenti anche l’altro figlio della vittima, Emanuele.
Intanto, il Gup Alberto Ziroldi fà sapere che non ci sarà nessuna perizia psichiatrica per lui. La richiesta, presentata dalla difesa del serbo, è respinta.