La confessione sconvolgente a Storie Italiane
Rita Dalla Chiesa è stata ospite a Storie Italiane, il programma condotto da Eleonora Daniele su Rai 1. Sappiamo tutti il grande dolore che l’ha colpita, nel 1982. Allora, suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, appena divenuto prefetto, divenne vittima della mafia. L’attentato, avvenuto a Palermo, è stato solo l’atto finale – ahimè – di tante preoccupazioni per tutta la famiglia. Tra queste, anche quelle di Dora Fabbo, sua prima moglie e madre di Rita Dalla Chiesa. Lei ha parlato della scomparsa della sua mamma, con gli occhi ancora pieni di quel dolore che, nonostante gli anni, non si è mai affievolito. Il suo racconto, a cuore aperto, è davvero straziante.
Della mia bellissima mamma parlo difficilmente, perché se n’è andata troppo presto: aveva solo 52 anni. Non ne parlo perché, anche se può sembrare strano, è stato uno choc ancora più violento di quello di papà. Con la vita che faceva papà, purtroppo, il pensiero latente che potesse accadergli qualcosa c’era sempre, con mamma no. L’avevo sentita alle due e mezza. Io ero a Roma. Lei era a Torino con papà. C’erano mio fratello e mia sorella che erano andati da Milano. Mamma era felice, aveva preparato la polenta e la sua torta di mele. Le ho detto: ‘Ci sentiamo stasera’ e invece dopo neanche un’ora e mezza lei non c’era più: se ne è andata con un infarto fulminante.
Un vuoto incolmabile
Dora se n’è andata nel 1978, quando Rita Dalla Chiesa era ancora una ragazza di 31 anni. Lasciando un vuoto immenso che, nel tempo, mai più nessuno è riuscito a colmare, nonostante siano passati più di 40 anni. Lo stesso Carlo Alberto, in uno dei suoi scritti, esprime il suo senso di colpa per la prematura morte della moglie. Credeva che, tutte le preoccupazioni che lui le aveva procurato, avessero in qualche modo reso fragile il suo cuore, sempre in ansia.
Chi avrebbe detto, Doretta mia, che proprio quel cuoricino così innamorato del suo sposo, del suo uomo, del suo Carlo, così vivo e capace di darmi tanta felicità, avrebbe ad un tratto ceduto al tormento di una vita condotta tra tanti sacrifici. E per colpa mia.