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Desirée Piovanelli, dichiarazione sconvolgente: “Giovanni Erra potrebbe parlare ancora. Sa molte cose”

Cesare Gualazzini è lo storico avvocato della famiglia Piovanelli; una famiglia che non trova pace a distanza di quasi 17 anni dal terribile omicidio della figlia. In un’intervista riportata da Il Giorno di Brescia, Gualazzini descrive le falle delle indagini successive alla morte della quattordicenne. Tanto si poteva fare e non è stato fatto. L’avvocato si sofferma anche su Giovanni Erra, l’unico adulto del branco di ragazzini che massacrarono a coltellate Desirée.

Sono convinto che al tempo Erra avrebbe potuto dire delle cose e potrebbe farlo anche adesso. Credo che Erra la sappia lunga su quel piccolo mondo dove le persone potevano osservarsi dalla finestra“.

Desirée Piovanelli, rivelazione scioccante del super testimone: “Ecco cosa si cela dietro l’omicidio”

A quasi 17 anni di distanza dal terribile omicidio di Desirée Piovanelli, spunta la dichiarazione di un super testimone che ha parlato a lungo con gli inquirenti in Questura a Brescia. Si tratta, stando alle prime informazioni, di un imprenditore di 70 anni di cui però non si conosce l’identità: l’uomo avrebbe raccontato che la morte della 14enne sarebbe collegata ad un giro di pedofilia e spaccio. 

Desirée Piovanelli, parla Giovanni Erra: “Un ex detenuto sa. Può raccontarvi tutto”

Roberto, trova il coraggio e aiutami ad uscire da questo incubo!” Così Giovanni Erra si rivolge all’unico adulto di quello che era stato definito “il branco” coinvolto nell’omicidio della 14enne Desirée Piovanelli. Secondo Erra, infatti, Roberto potrebbe raccontare tutto.L’ex detenuto fu avvicinato dalle telecamere di Quarto Grado un pò di tempo fa. Alla domanda: “Perché credi che Erra sia innocente”, lui rispose: “Perché lui aveva la cocaina praticamente là. La nascondeva nella cascina. E’ innocente perché non ha sferrato il fendente, però alla fine ha visto il corpo che era martoriato”.

Desirée Piovanelli, spunta la pista della pedofilia: aperta una nuova inchiesta

Aperta una nuova inchiesta relativa al caso Desirée Piovanelli, la 14enne uccisa a Leno, in provincia di Brescia, nel 2002. Dopo che gli inquirenti hanno scoperto tracce di DNA non ancora identificato. Il padre della ragazza aveva presentato un esposto convinto che ci sia ancora un mandante in libertà “legato al mondo della pedofilia“.

Desirée Piovanelli, le tracce di DNA mai analizzate appartengono ad un uomo

Il dna recentemente rivenuto e mai analizzato prima potrebbe essere di un quinto uomo. Il caso potrebbe essere forse ad una svolta. Sono, infatti, state rivenute nuove tracce di DNA che non apparterrebbe alle persone sino ad oggi indicate. La stessa si trova sul giubbino della ragazza, all’altezza del costato e del gomito trovata a suo tempo durante le indagini ma mai presa in considerazione.  La rivelazione sarebbe stata riportata da Il Giornale di Brescia. Gli avvocati della famiglia Piovanelli chiedono, per questo motivo, alla Procura di Brescia di analizzarne bene il contenuto e di far emergere il nome del “soggetto di sesso maschile”. Un nome che potrebbe dare una svolta al caso e dare nuovi tasselli molto importanti.

Desirée Piovanelli uccisa nel 2002, fantoccio impiccato davanti la casa dei genitori

Un messaggio intimidatorio o forse solo vergognoso quello lasciato davanti la casa dei genitori di Desireè Piovanelli, la quindicenne morta nel 2002 a seguito di un brutale omicidio. Un fantoccio con un teschio è stato ritrovato sulla cancellata dell’abitazione. La Procura parla di intimidazioni ma resta sicuramente lo sgomento e lo sdegno per un’azione così vile. Il padre della ragazzina aveva chiesto che, a tutti costi, si potesse riaprire il caso di sua figlia. L’uomo, dopo il ritrovamento del fantoccio, ha sporto denuncia ai carabinieri: la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta.

La Storia

Desirée Piovanelli è stata uccisa il 28 settembre del 2002 nella cascina Ermengarda a Leno (Brescia). La quindicenne fu attirata con un pretesto dal vicino di casa 16enne che aveva progettato di stuprarla e ucciderla insieme ad altri due coetanei e a un adulto, Giovanni Erra, anche lui vicino di casa dei Piovanelli. La ragazzina fu colpita con molte coltellate.

Omicidio Desirée Piovanelli, le dichiarazioni shock del padre: “Dietro la sua morte c’è una rete di pedofili”

Sono passati quasi 16 anni dalla morte di Desirée Piovanelli, l’adolescente massacrata a coltellate nel 2002 dopo un tentativo di stupro in una cascina abbandonata. Il padre della ragazza chiede nuove indagini svelando un mandante occulto.

Per il padre di Desirée Piovanelli qualcosa non torna nella brutale morte della figlia, uccisa a coltellate dal branco il 28 settembre del 2002, dopo un tentativo di stupro in una casale abbandonato a Leno, nel Bresciano. La giovane, di 15 anni, era stata attirata con l’inganno all’interno della cascina. Per la giustizia italiana ad uccidere l’adolescente e ad essere condannati in via definitiva sono stati Nicola Bertocchi, vicino di casa della ragazza, al momento dell’omicidio 16enne, due coetanei (Nicola Vavassori Mattia Franco) e un adulto, Giovanni Erra, anche lui vicino di casa della famiglia della vittima, condannato a 30 anni di reclusione.

I ragazzi, al tempo minorenni, sono tornati in libertà dopo aver scontato le pene (poi ridotte) di 18, 15 e 10 anni. Proprio uno di loro, secondo quanto rivelato dal padre della giovane, gli avrebbe rivelato elementi importanti, chiarendo alcuni lati oscuri della vicenda.

La ricostruzione dei fatti

Secondo la ricostruzione Desirée Piovanelli venne attirata nella cascina da Bertocchi, il quale aveva pianificato lo stupro di gruppo e l’omicidio della vicina. Il padre però, ai microfoni di Quarto Grado, nella puntata andata in onda il 3 giugno, ha rivelato: “C’era un mandante che è sempre stato coperto, che faceva parte di un gruppo di adulti che organizzava serate a luci rosse con ragazzine minorenni a base di sesso e droga

Un gruppo che pagava chi rapiva le giovani da portare poi ai festini“. Il padre della vittima non crede quindi alla ricostruzione fatta durante i processi, secondo Maurizio Piovanelli: “Mia figlia è vittima di un tentativo di rapimento e non di un tentativo di abuso. Il paese, Leno, sa come sono andati i fatti. Tante persone mi hanno avvicinato, mi hanno detto di conoscere il gruppo di pedofili. Perché di pedofilia si tratta. Da quello che sappiamo si tratta di persone che adescavano le ragazzine e per avvicinarle sfruttavano i coetanei, minorenni a loro volta usati”.

Secondo il padre di Desirée nella rete di pedofili sarebbero coinvolte diverse persone importanti. Per tali ragioni Maurizio Piovanelli, mediante i suoi avvocati, è pronto a depositare un esposto per la riapertura delle indagini perché, a suo avviso, i lati oscuri nella vicenda sono ancora presenti. Attraverso le telecamere di Quarto Grado,l’uomo ha inoltre lanciato un appello ai 3 colpevoli oggi a piede libero e a chi conosce la verità sulla morte di Desirée Piovanelli, chiedendo di raccontare tutto ciò che sanno agli inquirenti.

 

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