Stefano Cucchi, richiesto il processo per otto carabinieri: l’accusa è depistaggio
La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per otto uomini delle Forze Armate, la richiesta è maturata nell’ambito dell’inchiesta sui depistaggi che seguirono la morte di Stefano Cucchi, avvenuta in Caserma nel 2009.
Stefano Cucchi: ecco le nuove intercettazioni scioccanti
Spuntano nuove intercettazioni scioccanti sul caso di Stefano Cucchi. Intercettazioni che confermerebbero le pressioni esercitate dai vertici dei carabinieri per difendere i colleghi coinvolti. “Mi raccomando dite al maresciallo che ha fatto servizio alla stazione, lì dove è successo il fatto di Cucchi, di stare calmo e tranquillo. Mi stanno abboffando le palle, loro e Cucchi“. A pronunciare queste parole sarebbe Mario Iorio, vicebrigadiere dei Carabinieri in una conversazione con il maresciallo Ciro Grimaldi.
“Bisogna avere spirito di corpo”
Nell’intercettazione si fa riferimento a due telefonate intercorse tra i militari, entrambi in servizio presso la stazione Vomero-Arenella di Napoli. All’epoca della morte di Cucchi nel 2009 Grimaldi era in servizio alla stazione Casilina, ed è stato sentito come testimone il 21 novembre scorso. “Bisogna avere spirito di corpo, se c’è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare” avrebbe poi affermato il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, Vincenzo Pascale, in una conversazione con un collega che di lì a poco, nel novembre scorso, sarebbe stato ascoltato nel processo in corso sulla morte di Stefano Cucchi. Entrambe le intercettazioni sono agli atti del processo.
A queste parole si aggiungerebbe poi il fatto che, recentemente, il carabiniere Davide Antonio Speranza, avrebbe scritto l’annotazione sul caso Cucchi “sotto dettatura del Maresciallo Mandolini” perché “quando il maresciallo la lesse, disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla“. Secondo quanto dichiarato da Speranza, dopo la morte di Cucchi gli venne chiesto di redigere una nota sul caso. Ma lo scritto non sarebbe stato di gradimento del maresciallo Roberto Mandolini, accusato di falso e calunnia nel processo in corso a Roma. Due annotazioni di servizio: in una c’era scritto che “Stefano Cucchi era in stato di escandescenza“. Nell’altra, che “durante l’accompagnamento, non lamentava nessun malore né faceva alcuna rimostranza in merito“. La prima per il maresciallo Roberto Mandolini “non andava bene”: chiese di scrivere la seconda. Anzi: ne dettò il contenuto al maresciallo Davide Antonio Speranza.
Stefano Cucchi, il pm: “Una storia piena di falsi”
“Questa storia è costellata di falsi, subito dopo il pestaggio ed è proseguita in maniera ossessiva anche dopo la morte di Cucchi. C’è stata un’attività di inquinamento probatorio che ha indirizzato in modo scientifico prove verso persone che non avevano alcuna responsabilità. Persone che sono state sottoposte a giudizio fino in Cassazione e ora sono parte civile perché vittime di calunnie”. Sono queste le parole del pm Giovanni Musarò. Dichiarazioni che arrivano in apertura di udienza del processo a carico di 5 carabinieri per la morte di Stefano Cucchi. Il pm ha anche annunciato il deposito di nuovi verbali integrativi di indagine nel procedimento per falso.
Il pubblico ministero ha poi continuato. “Quello che ha detto il carabiniere Francesco Di Sano nell’udienza del 17 aprile è vero. La modifica dell’annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi non fu frutto di una decisione estemporanea e autonoma di un militare. Fu l’esecuzione di un ordine veicolato dal comando di stazione, che a sua volta recepì un ordine dal comandante di compagnia, che a sua volta aveva recepito un comando dal gruppo“. Musarò ha così motivato la sua decisione di depositare nuovi atti istruttori. “Solo così si può capire il clima che si respirava in quei giorni e perché quella annotazione del 22 ottobre sia stata fatta sparire senza che nessuno ne parlasse per nove anni” ha aggiunto il rappresentante della accusa.