Barbra Streisand difende Michael Jackson dalla bufera che si è abbattuta sulla sua memoria in seguito alla diffusione del documentario Leaving Neverland. Sul re del pop è stata gettata un’ombra terribile: a quanto pare la star aveva relazioni sessuali con bambini di 7 e 10 anni, il che ovviamente non è piaciuto né ai fan né all’opinione pubblica. C’è un’artista di fama internazionale, tuttavia, che ha deciso di schierarsi dalla parte di Michael Jackson: Barbra Streisand. Intervistata dal Times, la Streisand ha dichiarato che crede a quanto visto nel documentario. Al tempo stesso, però, non la vede come un’azione così grave. “I suoi bisogni sessuali erano i suoi bisogni sessuali, causati da qualunque infanzia avesse avuto o dal suo dna”, ha affermato.
“I bambini erano entusiasti di essere lì
I racconti di Wade Robson e James Safechuck – questi i nomi dei due bambini di cui si parla nel documentario – hanno scioccato tutto il mondo. Ora sono adulti, eppure hanno raccontato delle molestie subite quand’erano solamente dei bambini. Barbra Streisand ha considerato qual è la loro vita adesso e la loro apparente serenità le è sembrata una garanzia sufficiente: “Oggi sono sposati e hanno avuto dei figli. In fin dei conti, non li ha uccisi“, ha dichiarato la cantante nella sopracitata intervista del Times. “Puoi dire che siano stati ‘molestati’, ma quei bambini, come li potete sentire dire, erano entusiasti di essere lì”, ha concluso la Streisand commentando il documentario Leaving Neverland. Un punto di vista curioso, solo per usare un eufemismo. A quanto pare la cantante intende minimizzare quanto accaduto nel ranch di Michael Jackson ponendo una giustificazione che difficilmente sta in piedi. I bisogni sessuali del re del pop potevano essere soddisfatti solamente con dei bambini e, in virtù di questo, le molestie potevano essere accettate? Certamente no. Se poi si aggiunge il ruolo delle famiglie dei minori (consenzienti), allora anch’esse sono colpevoli. Una cosa non esclude l’altra e le vittime, certamente, porteranno addosso segni più profondi di quelli (non) percepiti da Barbra Streisand.
Il debutto di ‘Leaving Neverland’
Al Sundance Festival del 2019 ha debuttato Leaving Neverland, il documentario sulle accuse di molestie sessuali rivolte a Michael Jackson. “Al picco del successo, Michael Jackson instaurò relazioni con due ragazzi, di 7 e 10 anni, e con le loro famiglie“, si legge nella sinossi. “Adesso sono adulti e raccontano la storia degli abusi subiti da Jackson, e di come sono riusciti a superarli ad anni di distanza”, si conclude. Il film è diviso in due parti, per una durata complessiva di 233 minuti. La pellicola è inoltre intitolata come il famoso ranch californiano del musicista, e ha fatto il suo debutto mondiale tra gli Special Events del Sundance. Già dalle prime proiezioni – riservate alla stampa – il clamore è stato eclatante ed ha raggiunto (giustamente) ogni angolo del pianeta.
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