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Sissy Trovato Mazza, ispettori nel carcere: rivelazioni inquietanti dal computer dell’agente

Gabriella Straffi, ex direttrice del carcere della Giudecca, replica a Il Gazzettino raccontando la sua verità sull’incontro con Sissy Trovato Mazza. La giovane agente di polizia penitenziaria è morta lo scorso 12 gennaio, a causa di una grave infezione che ha complicato il quadro clinico già delicato. Il suo caso è stato inizialmente trattato come tentato suicidio ma alcuni dettagli, comprese le dichiarazioni dei familiari, hanno poi direzionato le indagini sulla pista dell’omicidio. Sissy, infatti, stava portato avanti una battaglia contro gli abusi in carcere. Aveva scoperto fatti gravi avvenuti sul sul luogo di lavoro ed informato la direttrice del carcere di essere vittima di “astio, diffidenza e comportamenti strani” da parte delle colleghe. 

Le dichiarazioni di Gabriella Straffi

“Comprendo lo strazio dei familiari di Maria Teresa Trovato Mazza – esordisce la Straffi -. Considero necessario – ben consapevole che una smentita è una notizia data due volte – segnalare ai lettori la falsità di talune affermazioni e virgolettati dell’articolo, a cominciare dai riferimenti a un colloquio urgente con l’agente Trovato Mazza mai avvenuto e a denunce della stessa mai prese in considerazione su porcherie che Sissy stava scoprendo e che la direttrice del carcere voleva tenere nascoste“.

Gabriella Straffi precisa: “Un colloquio urgente che non avrei mai concesso? Falso. Proprio il 30 settembre del 2016 l’agente Trovato Mazza ebbe un lungo colloquio con me durante il quale parlò di dichiarazioni confidenziali raccolte da alcune detenute e che riguardavano esclusivamente un comportamento gravemente scorretto di un’agente nei confronti di una detenuta. Ricordo che quello stesso giorno e nei giorni successivi ascoltai, come risulta dalle annotazioni nel registro udienze, le detenute che la Trovato Mazza aveva indicato nelle dichiarazioni presentate. Dichiarazioni che inviai all’organo preposto a un eventuale avvio di procedimento disciplinare”.

“L’agente non mi ha mai riferito di scambi di stupefacenti”

L’ex direttrice del carcere sottolinea: “Mai, in nessuna circostanza, né in quel frangente e neppure in passato; né per iscritto e nemmeno a voce, l’agente Trovato Mazza mi riferì di scambi di stupefacenti all’interno dell’Istituto. Aggiungo, sulle voci raccolte dal cronista presso una detenuta, di droga introdotta in carcere attraverso le lenzuola e tovaglie lavate per conto di strutture veneziane, che presso la lavanderia era sempre presente un’agente con il compito esclusivo di ispezionare tutta la biancheria proprio per accertare che non entrassero ad esempio posate o altri oggetti potenzialmente pericolosi e, naturalmente, per evitare il passaggio di sostanze stupefacenti, facilmente occultabili. A questo scopo venivano eseguite perquisizioni periodiche anche con l’ausilio di cani antidroga. Non solo”.

“Le detenute tossicodipendenti, soprattutto quelle che lavoravano in lavanderia e che per questa ragione disponevano di una maggiore libertà di movimento interna rispetto alle altre, venivano sottoposte assiduamente a esami tossicologici, e va da sé che l’esito positivo avrebbe comportato punizioni disciplinari severe e la sospensione o cessazione dell’attività trattamentale e lavorativa. In ogni caso, nel periodo incriminato, perquisizioni e accertamenti, diretti a verificare la presenza di sostanze stupefacenti, hanno dato esito negativo”.

“Quanto alle voci – anch’esse veicolate dal cronista e capaci, me ne rendo conto, di eccitare la fantasia di alcuni lettori – di festini a base di sesso, si è trattato in realtà di una bottiglia di vino e due lattine di birra consumati da due agenti insieme a più detenuteSi badi che il fatto risale al 2014. Le agenti penitenziarie e il portinaio coinvolti sono stati puniti in via disciplinare. Nell’occasione, non fu l’agente Trovato Mazza a compiere la segnalazione”.

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