Antonio Ciontoli non voleva davvero uccidere Marco Vannini. Le motivazioni dei giudici lasciano senza parole e provocano sdegno ma aiutano a capire di più la motivazione della sentenza che, lo scorso gennaio, ha condannato Antonio Ciontoli a soli 5 anni di reclusione. Per i magistrati, infatti, Antonio Ciontoli non voleva lasciar morire Marco perchè “seppur in ritardo e con modalità inaccettabili e false“.
Sempre secondo i giudici, Antonio Ciontoli chiamò i soccorsi in ritardo, agendo in maniera “odiosa e riprovevole”, semplicemente perchè temeva conseguenze dannose in ambito lavorativo. Le rivelazioni sono riportate dal settimanale Giallo. La mamma di Marco, la signora Marina, è molto amareggiata e si sente presa in giro anche dalla giustizia: Queste motivazioni mi indignano ancora di più”.
Ciò che emerge da quelle testimonianze non fa che accentuare perplessità e dubbi sulla vicenda. I due infermieri vennero prima chiamati e poi fatti desistere dal fare l’intervento di soccorso. “Avrei voluto fare di più se me l’avessero concesso ma siamo stati ingannati. Siamo scesi dall’ambulanza e ho chiesto a Martina Ciontoli cosa stesse accadendo” racconta Ilaria.
Stando alle testimonianze degli infermieri, il padre di Martina, Antonio Ciontoli avrebbe minimizzato sull’accaduto parlando di una caduta del giovane su di “un pettine appuntito“. Successivamente il ragazzo “sarebbe stato colto da un attacco di panico”. Solo una volta giunti al Pronto Soccorso, Antonio Ciontoli avrebbe cominciato a parlare di ferita da arma da fuoco.“In una situazione di emergenza esiste la “Golden hour“. Continuano gli infermieri. “Un momento delicato dove si raccolgono le informazioni più importanti per poter agire per tempo. A noi tutto questo ci è stato impedito“.
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