Torna su Raidue alle 21.20 ogni mercoledì dal 13 febbraio La Porta Rossa 2, Fiction tra il “noir” e il “paranormale” con Lino Guanciale e Gabriella Pession. Sei nuove prime serate, dodici episodi, con la regia di Carmine Elia per una serie, ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, che sicuramente confermerà il successo della prima stagione.
L’ultimo episodio della prima stagione di La Porta Rossa si era concluso con il “fantasma” di Leonardo Cagliostro, un commissario ucciso da un superiore durante un’indagine svolta in solitaria, che diceva: “La fine non esiste”, perché, oltre la morte, c’è “La Porta Rossa”. La Porta Rossa rappresenta la via per arrivare nell’aldilà dopo essere stati in una specie di limbo, una condizione dove, a parte qualcuno, nessuno ti vede ma puoi cercare di sistemare cose inerenti alla tua vita passata e alla tua famiglia.
La seconda stagione si apre con Cagliostro che stava per varcare La Porta Rossa ma una visione agghiacciante lo fa desistere dal suo proposito: quella della sua piccola bambina, che sua moglie Anna ha dato alla luce dopo la sua morte, che corre un grave pericolo. Stavolta deve capire qualcosa di strano che riguarda il suo passato e proteggere sua figlia, che rappresenta il suo futuro.
Ma il mentore incontrato nella dimensione spirituale, Jonas, si risveglia dal coma: Cagliostro si chiede chi sia davvero quest’uomo e perché sia ritratto in una foto insieme a Stefano Rambelli, il suo assassino. Quale mistero circonda alcuni esponenti della borghesia triestina, e perché sua figlia rischia di morire anche se è ancora così piccola?
“E’ stato incredibile girare questa seconda stagione. Trieste è una città bellissima che ci ha accolto con grande affetto”, spiega Lino Guanciale, il “Cagliostro” de La Porta Rossa.
“C’è una torre incredibile che identifica la città e che, secondo me, dovrebbe poter essere visitata dai turisti perché è un meraviglioso esempio di architettura industriale. Per il momento è stata aperta per noi ma in futuro, chissà. Per me ha rappresentato anche una fobia da affrontare”.
In che senso?
“Che il regista voleva che il fantasma di Cagliostro si affacciasse dal lassù e dominasse la città, stile Batman. Inizialmente mi aveva detto: non ti preoccupare, giriamo i tuoi primi piani giù e mandiamo uno stuntman su. Poi pian piano ha cambiato: Lino, ma perché non sali di due metri che l’inquadratura è migliore. E poi: ancora un metro per piacere, tanto è poco. Alla fine sono arrivato a cinquanta metri, bellissimo ma non è che ti senti nel luogo più sicuro al mondo.
Sono state riprese difficili?
“Visto che i fantasmi escono prevalentemente di notte, sono state tutte “notturne”, cosa che inizialmente ti sballa un po’ tutto. Più che finire di girare alle tre di notte o alle otto del mattino, è stata la finta pioggia che mi ha fiaccato. Perché c’era sempre questa pioggia e io, vestito, sotto. L’uomo in ammollo. Non è proprio comodo. Ma, a fine giornata di lavoro, non potrò mai dimenticare della nostra “colazione”: io e alcuni altri del cast e della troupe andavamo alle nove del mattino a mangiare la salsiccia alla piastra con il pane caldo. Tutti quelli intorno a noi bevevano il cappuccino e mangiavano il cornetto, noi ci andavamo giù di salsiccia. Ma è stato splendido, Trieste e la Film Commission di questa zona sono state incredibilmente accoglienti”.
Sarai stato la gioia di centinaia di fan triestine
“Devo riconoscere che è molto piacevole l’affetto di fan, grandi e piccole. Continuo a essere stupito di queste reazioni. E’ bello vedere il loro entusiasmo ma per me la popolarità è uno strumento per avvicinare la gente al teatro. Nel momento in cui finisce di essere uno strumento e certe cose continui a farle per mantenere un certo livello di popolarità vuol dire che si è innescato un problema”.
Cosa ti manca di più di questi cinque mesi di lavoro per La Porta Rossa 2?
“Le persone. La routine che si era innestata. E anche il caffè. Ne bevevo litri per non addormentarmi sul set durante le riprese notturne. Mi ricordo che alle due ero in piena astinenza. Ero diventato dipendente da caffè. Cosa non mi mancherà? La pioggia e fare l’uomo in ammollo, con maglione e cappotto”.
Photo credits: Ufficio Stampa Rai