A Domenica In ieri, 10 febbraio 2019, è successo veramente di tutto. Polemiche sul vincitore, artisti che non si sono presentati, nomi sbagliati, problemi con la musica durante le esibizioni dei cantanti… insomma chi più ne ha più ne metta.
La puntata sanremese di Domenica In è stata piuttosto difficile da gestire per la conduttrice Mara Venier che, oltre a doversela vedere con l’influenza, ha dovuto fare i conti con altri inconvenienti tecnici.
Domenica In tra polemiche e problemi tecnici
Mara Venier ieri ha dovuto gestire non pochi problemi durante la puntata come la diserzione di Ultimo e Loredana Berté, i problemi con la scaletta e qualche gaffe nei confronti dei cantanti. Quest’ultima avvenuta con Shade che, insieme a Federica Carta ha portato al Festival di Sanremo la canzone “senza farlo apposta”.
Durante la presentazione dei due la conduttrice ha sbagliato a pronunciare il nome di Shade. Il web si è scatenato facendo battute al riguardo.
Dopo l’accaduto Shade ha risposto alle domande dei suoi fan su Instagram svelando alcuni retroscena dell’intervista.
“Come ho reagito quando Mara ha sbagliato il mio nome? Ho elegantemente glissato poiché ci sono state già abbastanza polemiche e problemi tecnici. Quindi non mi pareva il caso!
Poi la Venier è un nome storico della tv italiana. Può succedere di sbagliare. Sempre meglio che Sheid no?“
C’è chi poi ha provato a chiedere al cantante cosa pensasse del comportamento di Ultimo, e anche in questo caso Shade non si è tirato indietro.
“Cosa penso di Ultimo che non si è presentato oggi? Noi ci siamo presentati a Domenica In e ci hanno fatto esibire con due ore di ritardo, sbagliando il mio nome e senza chiederci nulla sui nostri progetti, ma solo facendo gossip. Però poi è maleducato chi non si presenta…”.
Finito il Festival sembrano comunque non finire le critiche e le polemiche. E i riferimenti di Shade alle tempistiche e alla stessa esibizione fanno pensare che il cantante sia rimasto molto deluso da questi atteggiamenti. Nonostante questo Shade molto umanamente ha poi riconosciuto che “può succedere di sbagliare”.