Sarebbe sotto accusa Mariarosa Patrone, ex fidanzata di Giosué Ruotolo, l’uomo condannato in primo grado per il duplice omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza. Questi ultimi vennero uccisi a colpi di pistola la sera del 17 marzo 2015, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. Le ultime indiscrezioni sulla vicenda sono state riportate dalla trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto?. La Patrone finirà alla sbarra con le accuse di favoreggiamento e false dichiarazioni. Secondo quanto affermano gli inquirenti, infatti, a seguito di appurate indagini, Mariarosa avrebbe aiutato il suo ex fidanzato. La donna avrebbe chiesto alle amiche di Somma Vesuviana di non parlare di alcuni argomenti. Fra questi, le presunte molestie che il condannato avrebbe rivolto a Trifone e Teresa su Facebook.
E proprio le molestie rappresentano uno degli aspetti chiave dell’intero processo, definite dalla corte il “fulcro del movente“. La posizione di Mariarosa è inoltre al vaglio degli inquirenti anche per via della cancellazione di alcuni messaggi scambiati con Ruotolo e che potrebbero riguardare i fatti avvenuti nel parcheggio del palasport di Pordenone. Come scrive Il Sussidiario, la ragazza sarebbe stata interrogata dal pm il 23 settembre del 2015 presso la caserma dei carabinieri di Pordenone, e in quell’occasione smentì che fra il suo ex e Ragone vi fossero degli screzi. Questa testimonianza, però, risulterebbe falsa. Falsa poiché Mariarosa era in realtà a conoscenza dell’astio fra i due.
Pordenone, ergastolo a Giosuè Ruotolo per il duplice omicidio dei fidanzati
La Corte d’Assise di Udine ha condannato l’ex militare campano Giosuè Ruotolo all’ergastolo per il duplice omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone.
I difensori di Ruotolo avevano chiesto l’assoluzione dell’imputato, sostenendo che si tratta di un processo esclusivamente indiziario. La sentenza, che prevede l’ergastolo con due anni di isolamento diurno, è arrivata l’8 novembre 2017 dopo oltre due giorni di camera di consiglio della Corte d’Assise di Udine, presieduta dal giudice Angelica Di Silvestre.
Il 20 ottobre 2017 il pm Pier Umberto Vallerin aveva chiesto per Ruotolo l’ergastolo e due anni di isolamento diurno. Ruotolo è difeso dagli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito e si era sempre proclamato innocente. L’uomo ha ascoltato il verdetto con gli occhi bassi al fianco dei suoi avvocati. Alle sue spalle il padre e il fratello. In aula c’erano anche i familiari delle vittime, i genitori e i fratelli del militare di Adelfia (Bari), Trifone Ragone, e la mamma, il papà e un fratello di Teresa Costanza, l’assicuratrice milanese di origini siciliane.
Il movente
Il militare campano uccise “per salvare la carriera”. “Giosuè temeva una denuncia da parte di Trifone”. È questo il movente che, secondo il pm Pier Umberto Vallerin, spinse il 28enne a uccidere Teresa Costanza e Trifone Ragone il 17 marzo 2015 davanti al palasport di Pordenone. “La condotta di Ruotolo arrivò a un passo dal far rompere il fidanzamento – ha rivelato il pm – Trifone volle capire la provenienza di quei messaggi. Presto i suoi sospetti si concentrarono su Ruotolo e sulla sua fidanzata, Maria Rosaria Patrone. Una situazione che avrebbe esposto Ruotolo al rischio di essere denunciato, rischio che non poteva permettersi di correre per non compromettere la sua carriera”.