Marco Vannini, mamma Marina non molla: “Ricorrerò alla Corte Europea”
“Se la Cassazione non dovesse ribaltare la sentenza d’Appello, io e mio marito siamo pronti a rivolgerci alla Corte europea dei diritti dell’uomo“. Sono queste le parole di Marina Conte, madre di Marco Vannini, a News Mediaset.
Lo scorso 29 gennaio, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha condannato Antonio Ciontoli alla pena di 5 anni di reclusione (abbassando la pena iniziale di primo grado che lo aveva condannato a 14 anni). Per l’uomo è stato derubricato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. Confermate invece le pene a 3 anni per la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina; assolta di nuovo Viola Giorgini. “Marco è morto e queste persone che hanno ucciso mio figlio la fanno franca” il commento di Marina che poi aggiunge: “La vita di Marco non vale cinque anni di carcere“.
“Tanti gli elementi non presi in considerazione”
Sull’incontro che avverrà nei prossimi giorni con il ministro Bonafede, la mamma di Marco afferma: “Gli dirò che ci sono tanti elementi nell’inchiesta che non sono stati presi in considerazione“. Tanti sono i punti oscuri sulla vicenda. Molti aspetti di quanto dichiarato dai Ciontoli riguardo quella maledetta sera del 17 maggio 2015, infatti, non tornano alla famiglia Vannini. Il primo dubbio è il luogo dello sparo.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti Marco era nudo nella vasca da bagno quando è entrato Antonio Ciontoli, padre della fidanzata e sottufficiale della Marina con un ruolo nei Servizi segreti, che ha preso la sua Beretta calibro 9 e ha premuto il grilletto. “Mio figlio non avrebbe mai permesso che Ciontoli entrasse in bagno mentre era in doccia. L’unica stanza ordinata e ripulita in modo maniacale era quella di Martina, di solito disordinata. Una coincidenza o la sua camera è stata rimessa a posto?” si chiede Marina.
C’è poi l’intercettazione ambientale nella quale Martina, dice al fratello e a Viola Giorgini: “Ho visto quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto: ti sparo“. Per Marina questa è la prova che la ragazza fosse sulla scena del crimine. “Non riesco a comprendere come si possa credere al fatto che Martina fosse in un altro luogo della casa, lei era a conoscenza della verità. Marco soffriva con un proiettile nel corpo che già gli aveva trapassato polmone e cuore e le sue urla si sentono benissimo nelle registrazioni telefoniche del 118″. I genitori di Marco sono distrutti dal dolore, ma non intendono mollare. Se la Cassazione non dovesse ribaltare la sentenza d’appello, loro sono pronti a rivolgersi alla Corte europea per i diritti dell’uomo. “Vogliamo giustizia“, conclude la madre, “e Marco in questo momento è il simbolo di una giustizia inesistente“.
Le parole di Bonafede
In un video pubblicato su Facebook, il ministro Alfonso Bonafede ha commentato la frase pronunciata dal presidente della Corte d’Assise d’Appello, Mario Lucio D’Andria. “Se volete farvi una passeggiata a Perugia, ditelo“. “Ritengo che sia inaccettabile, e sono indignato per questo“, ha detto Bonafede. “Come ministro della giustizia ho già attivato gli uffici affinché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti del caso”, ha aggiunto.
“Ho guardato con molta attenzione il video in cui viene ripreso il momento della lettura del dispositivo della sentenza, un video entrato nelle case di milioni di cittadini. E voglio spiegare che un magistrato ha tutti gli strumenti idonei a far mantenere l’ordine all’interno di un’aula giudiziaria. Ecco perché ritengo inaccettabile quel che è accaduto“, ha concluso Bonafede.