Nuove accuse per Lucio Marzo, attualmente in carcere per l’omicidio della fidanzata Noemi Durini. Il 19enne di Montesardo sarà giudicato in abbreviato condizionato per le minacce con un coltello rivolte ad un ragazzo di Specchia. Minacce rivolte per il solo fatto di aver chiesto informazioni su Noemi nei giorni immediatamente successivi alla sua scomparsa. A riportare la notizia è Corriere Salentino.
La vicenda, oggetto di un processo, risale ai giorni immediatamente successivi alla scomparsa della sedicenne. A Specchia, paese di residenza della ragazza così come nei paesi limitrofi, si era creata una rete sociale per rintracciare Noemi. In quel lasso di tempo – tra il giorno della scomparsa e il ritrovamento del cadavere – parenti, amici, conoscenti e semplici cittadini della ragazza si attivarono spontaneamente per supportare le forze dell’ordine nelle ricerche. La stessa madre della 16enne aveva lanciato un appello ai propri concittadini.
E nel lungo elenco di volontari compariva anche G.A., 34enne di Specchia, amico di Noemi. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa della ragazza, il giovane incrociò Lucio davanti a un bar di Montesardo. Come scrive Corriere Salentino, l’allora fidanzato di Noemi si trovava in compagnia del padre e alla domanda su dove potesse trovarsi Noemi reagì in maniera scomposta. Lucio minacciò G.A. puntandogli un coltello all’altezza dell’addome lambendolo di striscio. Il padre dell’allora 17enne uscì da un ingresso secondario del bar brandendo un’ascia mentre G.A. decise a quel punto di allontanarsi per evitare guai peggiori.
18 anni e 8 mesi per l’omicidio di Noemi
Rese note le motivazioni della sentenza di condanna a 18 anni e 8 mesi, emessa lo scorso ottobre a carico di Lucio Marzo. Il 19enne di Montesardo, reo confesso, è colpevole di aver ucciso l’ex fidanzata sedicenne Noemi Durini e di aver sepolto il cadavere in una campagna alla periferia di Castrignano del Capo il 3 settembre 2017. In 77 pagine, c’è tutta la ricostruzione dell’atroce vicenda e il gup non ha dubbi sul fatto che Lucio, nel compiere il delitto, abbia dato sfogo ai più bassi istinti di violenza e abbia agito con particolare malvagità d’animo. A riportare la notizia è Lecce Prima.
Lucio ha accoltellato Noemi, l’ha aggredita a colpi di pietra mentre giaceva a terra. Poi l’ha trascinata e sepolta sotto un cumulo di massi mentre era ancora in vita. “Un crescendo di atrocità che denota l’indole spregevole del reo e la precisa volontà di manifestare, attraverso quei modi atroci, l’incolmabile distanza emotiva con la vittima” si legge nella sentenza.
“Lucio uccise Noemi perché succube del padre”
“Lucio uccise Noemi per impedirle in futuro di poter donare ad altri il suo amore e per punirla della sua diversità da sé. In particolare per la forza ed il coraggio con la quale viveva la propria esistenza. Quella forza, quel coraggio e quella libertà che, invece, a lui erano sempre mancate nelle fasi cruciali della vita” scrive il giudice Aristodemo Ingusci. Secondo quest’ultimo, il delitto sarebbe maturato per la pressione esercitata dal nucleo familiare (e in particolare del padre) sul 19enne. E’ come se Lucio fosse stato messo dinanzi a un bivio. Da un lato, c’era la fidanzata, e dall’altro, i genitori che non l’accettavano. Marzo ha scelto la famiglia e, non tollerando l’idea di perdere Noemi, con atto di insano egoismo, ha deciso di eliminarla.
“Una decisione che, scellerata e assurda, cionondimeno venne pianificata e fortemente voluta dal suo autore che ad essa si determinò in modo libero e cosciente avendo in quella intravisto la via d’uscita ad una condizione di personale grave disagio divenuta oramai insostenibile“, spiega il giudice, secondo il quale l’omicidio si presenta a Marzo come la soluzione per risolvere il conflitto venutosi a creare nel tempo con il padre.