Stefania Crotti: legata e bruciata quando era ancora viva
L’esito dell’autopsia sul corpo di Stefania Crotti sembra non lasciare dubbi. La donna era agonizzante, ma viva, quando il suo corpo è stato dato alle fiamme nelle campagne di Erbusco. Nel corso dell’esame, infatti, tracce di fuliggine sono state trovate nelle prime vie respiratorie. Le particelle si sono depositate nel naso e nella gola mentre il corpo bruciava. Chiara Alessandri, in carcere per l’omicidio, continua a negare di aver dato fuoco al corpo della rivale in amore.
Accanto al cadavere è stata trovato un frammento di una fascetta di plastica da elettricista. Questo potrebbe anche far ritenere che Chiara Alessandri possa avere legato la vittima. Altri elementi che emergono dall’esame sul corpo della Crotti rivelano che la donna aveva il polso destro fratturato, probabile conseguenza della colluttazione con la sua assassina mentre cercava di difendersi.
Stefania uccisa con “innumerevoli colpi”
Come scrive Il Giorno, restano ora da chiarire tre punti. Stefania si è spostata mentre le fiamme bruciavano il suo corpo: nel trasporto da Gorlago a Erbusco era stata avvolta in asciugamani e accappatoi, materiale dunque altamente infiammabile. I resti carbonizzati sono stati rinvenuti nella posizione classica di un corpo combusto, rannicchiato, le braccia in avanti e flesse, le mani quasi serrate a pugno per lo spasimo. Infine, la fascetta potrebbe anche essere raccolta da Chiara Alessandri nel garage della sua abitazione, al 3 di via San Rocco a Gorlago, insieme con il martello usato per colpire, una pinza e altri oggetti, nei momenti convulsi subito dopo l’aggressione.
Emerge poi un altro terribile particolare. I colpi sferrati con il martello al capo di Stefania Crotti sarebbero stati molti più dei quattro di cui si è parlato finora. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di “innumerevoli colpi” e arrivano a classificare questo gesto come “sadismo”. Intanto, nelle ultime ore, a Erbusco è stato effettuato un nuovo sopralluogo dai carabinieri, protagonisti dell’indagine.
La ricostruzione di quel maledetto giorno
Stefania viveva a Gorlago con il marito Stefano Del Bello e con la loro figlia di 7 anni. In un momento di crisi i due si erano separati e la scorsa estate Stefano aveva avuto una breve storia con Chiara, separata e madre di tre bimbi di 6, 7 e 11 anni. Ma poi l’uomo aveva deciso di interrompere quella relazione ed era stato accolto di nuovo a casa dalla moglie. Il 4 gennaio Chiara, che non accettava evidentemente la fine della storia, ha chiesto ad Angelo, un amico imprenditore di 53 anni di Seriate, una cortesia: gli ha spiegato che voleva riconciliare una coppia in crisi. Lo ha pregato di consegnare un biglietto a Stefania unitamente ad una rosa rossa per poi accompagnarla bendata da lei per una festa a sorpresa.
Angelo, che non conosceva né Stefania, né la situazione, si è inconsapevolmente prestato al gioco, credendo realmente che dovesse portare la donna alla festa. Ha consegnato rosa e biglietto a Stefania all’uscita dal lavoro. Inizialmente quest’ultima è parsa titubante, perché quando ha letto “ti amo” sull’invito non ha riconosciuto la calligrafia del marito. Ma poi si è lasciata accompagnare, immaginando una sorpresa. Si è invece trovata nel garage di Chiara. Qui è stata uccisa con un martello e una pinza, che saranno rinvenuti entrambi sotto al cadavere. Chiara ha quindi recuperato dalla sua borsetta chiavi dell’auto e di casa e le ha inviate in una busta a casa con una lettera: “non vi preoccupate per me, sto bene“. Ad Angelo, che se n’era andato serenamente (e totalmente estraneo al delitto) ha invece inviato un messaggio vocale: “Grazie ancora dell’aiuto per la festa. È andato tutto bene“.