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Pamela Mastropietro, le accuse scioccanti: “Chiesa pagò casa a Oseghale”

E’ passato un anno dall’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne il cui corpo è stato ritrovato fatto a pezzi in due valigie in provincia di Macerata. Per la morte della ragazza è in carcere il nigeriano Innocent Oseghale, al momento imputato nel processo per omicidio e occultamento di cadavere. Molti, però, sono ancora i punti oscuri sulla vicenda. In un’intervista ad Affaritaliani, Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale dei familiari, cerca di fare il punto della situazione. Dalle sue parole emerge, però, un particolare non di poco conto: una parrocchia di Villa Potenza, frazione di Macerata, ha offerto sostegno logistico ed economico ad Oseghale, che all’epoca era già stato condannato per droga.

“A quanto pare, una parrocchia di Macerata ha pagato per tre mesi l’appartamento abbastanza lussuoso dove viveva Innocent Oseghale, imputato per la morte di Pamela. Si trattava di 450 euro al mese. – dichiara Verni -. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento davvero tiepido del vescovo di Macerata e il silenzio della Chiesa su questa vicenda orribile. Sulle indagini, ci sono state, indubbiamente, forti pressioni: mi ricordo che dopo la scoperta dell’orribile omicidio, ed i fatti di Traini, lo stesso ministro Orlando fece visita alla Procura di Macerata. Avevo chiesto, recentemente, di accedere all’appartamento degli orrori con i miei consulenti: mi è stato negato. Perché?”

“Sarà il processo della civiltà contro la barbarie”

Lo zio di Pamela continua: “Gli inquirenti hanno accertato che Pamela non è morta di overdose. Ma per almeno due coltellate al fegato. E un collaboratore di giustizia, il cui nome è segreto, ha dichiarato che Oseghale gli ha confidato di essere un membro della mafia nigeriana. Macerata è risultata essere stata divisa in tre zone di spaccio: non credo sia un caso che essa si trovi a metà strada tra Padova e Castel Volturno, due centri proprio della mafia nigeriana”. L’avvocato poi aggiunge: “dalla autopsia è risultato che Pamela aveva assunto oppiacei nei due mesi precedenti la sua morte: Ma se lei non poteva né uscire né telefonare dalla comunità dove stava, come è stato possibile questo? E inoltre: è stata fatta una ispezione in quella comunità?“. Verni è ora in attesa dell’inizio del processo: “Sarà il processo della civiltà contro la barbarie” afferma.

Pamela Mastropietro, i genitori contro Oseghale

Alessandra Verni e Stefano Mastropietro, i genitori di Pamela, hanno risposto duramente alla lettera di scuse di Innocent Oseghale. Quest’utlimo, pusher nigeriano di 29 anni, è attualmente a processo per la morte della diciottenne romana trovata a pezzi in due trolley. 

“Non è solo il fatto di averla violentata ed uccisa – scrivono i genitori di Pamela – ma anche quello che hai fatto dopo: un qualcosa che non ha precedenti e che dimostra, da una parte, una demoniaca freddezza, dall’altra una ferocia che non ha eguali. Il nostro avvocato ci ha dovuto far vedere nel tempo le fotografie di come avevi ridotto Pamela: ci siamo sentiti male, abbiamo vomitato, abbiamo pianto disperatamente, non siamo andati a lavoro per settimane. E per lunghe notti non abbiamo dormito, accompagnati tuttora dalle immagini di quei tragici ultimi momenti di nostra figlia. Rivivere la sua paura, la sua angoscia, il suo terrore. La sua consapevolezza, forse, di stare per morire. Per non pensare, poi, a quello che pur emergerebbe in alcuni documenti processuali: ossia averla iniziata tu a fare a pezzi quando era ancora viva“.

 

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