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Emanuela Orlandi: “Se l’assassino è un prete non si saprà mai”

Era fine ottobre 2018 quando un misterioso ritrovamento di ossa sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica a Roma ha riacceso i riflettori sul caso di Emanuela Orlandi. Della cittadina vaticana, all’epoca quindicenne, non si hanno più notizie dal giugno 1983. In questi 35 anni, tante le piste investigative seguite così come tanti sono stati anche i depistaggi e gli sciacallaggi sulla vicenda. In tutto questo tempo, la famiglia Orlandi ha combattuto e combatte ancora per  la verità sulla scomparsa della ragazza. Alcune delle piste seguite hanno coinvolto lo Stato Vaticano; l’Istituto per le Opere di Religione (Ior); la Banda della Magliana; il Banco Ambrosiano; Mehmet Alì Agca (il criminale turco responsabile dell’attentato del 1981 a Giovanni Paolo II); il governo italiano e i servizi segreti di diversi paesi. 

Subito dopo il ritrovamento dei resti a Villa Giorgina, a commentare il caso della scomparsa era stato Vittorio Feltri. Il direttore di Libero si era infatti detto molto scettico ad un’eventuale svolta sul caso. “Ma come può accadere che una adolescente nata e cresciuta in Vaticano, non nel quartiere di San Lorenzo, sia stata rapita o uccisa (più probabile) in una piccola città teoricamente Santa e poi occultata in maniera tale da essere impossibile recuperarne il corpo? Con tutta la fantasia di cui disponiamo, non siamo in grado di decifrare l’arcano. Qualcuno sospetta che Emanuela sia stata violentata e soppressa da un prete più o meno altolocato. Forse, ciononostante non esiste una prova. Altre ipotesi si possono fare ma nessuna di esse è convalidata”.

Emanuela non avrà mai giustizia. Chiunque l’abbia ammazzata non sarà preso e processato perché è trascorso troppo tempo dall’epoca del delitto e chi lo ha commesso ha avuto facoltà di nascondere la mano omicida in forma perfetta” scriveva Feltri. Il giornalista aveva poi aggiunto: “Rimane l’atroce sospetto che la giovane sia stata sacrificata da un prelato, cioè da una persona che viveva e frequentava lo Stato della Chiesa, lasciandosi andare a un istinto sessuale che definire schifoso è poco. Mi auguro che la presente ricostruzione sia sbagliata, ma non me ne viene in mente una più convincente. In effetti gli uomini, con o senza abito talare, sono purtroppo tutti uguali e capaci di dare il peggio di sé“.

Emanuela Orlandi, il fratello attacca Papa Francesco

Continua la battaglia per la verità di Pietro Orlandi. Ai microfoni di Radio Cusano Campus, Pietro rilancia il suo appello al Vaticano. “Se mia sorella è morta, credo che dopo 35 anni sia ora di fare qualcosa per ritrovarla, per ritrovare almeno il suo corpo e dare relativamente pace a me e alla mia famiglia. E poi cercare di capire come è morta, chi l’ha rapita e uccisa, perché due cose sono certe: Emanuela non è scappata di casa e non si è suicidata“.

“Di recente con il nostro avvocato – continua Orlandi – abbiamo incontrato il Segretario di Stato Vaticano, monsignor Parolin, e poi il Promotore di giustizia della Santa Sede professor Raffaele Coppola, al quale abbiamo anche avanzato un’istanza per l’apertura di un’inchiesta interna alla Città del Vaticano. Insomma sollecitiamo continuamente la Santa Sede a fare qualcosa per arrivare alla verità sulla scomparsa di mia sorella. Il problema è che non ci danno risposte e questa è la cosa più assurda, cioè è difficile anche riuscire a fissare un appuntamento tra il nostro avvocato e il Procuratore di giustizia del Vaticano; non dico che si fanno negare, ma quasi. Un muro di gomma, una situazione veramente assurda. Papa Francesco, almeno a Natale, dica una parola su Emanuela! Ma non la dirà mai. Mi disse solo Emanuela è in cieloquindi sa che è morta?

 

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