Marco Vannini, l’attacco della madre: “Quella di Federico l’ennesima sceneggiata”
Nella puntata di ieri sera 9 gennaio 2019, il programma Chi l’ha visto? si è occupato del caso di Marco Vannini. Ospiti in studio Marina e Valerio, i genitori del 20enne ucciso la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, da un proiettile esploso da Antonio Ciontoli, padre della fidanzata Martina. La mattina dell’8 gennaio è iniziato il processo d’Appello e in aula, Federico Ciontoli, figlio di Antonio e fratello di Martina, ha deciso di parlare davanti ai giudici. “Si è detto che non facevo niente mentre Marco perdeva sangue, cosa del tutto falsa. Quella sera non potevo fare altro di quello che ho fatto” sono alcune delle parole pronunciate dal ragazzo. “Si tratta dell’ennesima sceneggiata!” ha commentato Marina alla conduttrice Federica Sciarelli.
“Un pianto finto, come la sera in cui Marco è arrivato al pronto soccorso. Un pianto finto, l’unica preoccupazione di quella famiglia era che il padre perdesse il suo posto di lavoro” continua la donna. Secondo i genitori di Marco, infatti, “Federico ha sentito il colpo, ha visto Marco che sanguinava, lo dicono le perizie, e non ha fatto nulla“.
Per l’avvocato difensore di Ciontoli, invece: “Federico ha preso coscienza di quanto accaduto solo quando ha trovato il bossolo. E da allora ha insistito con il padre per fare una seconda telefonata al 118”. Ma quando gli infermieri arrivano a casa dei Ciontoli, nessuno li informa che è stato sparato un colpo di arma da fuoco ai danni di Marco. “A questa famiglia sono state regalate troppe cose, ma sono tutti colpevoli“, dice Marina. A pensarla così è anche il procuratore generale Vincenzo Saveriano. Quest’ultimo, durante l’udienza, ha infatti chiesto la condanna per tutta la famiglia Ciontoli.
“Sono tutti colpevoli”
Saveriano ha chiesto la conferma della pena per Antonio e di riconoscere l‘accusa di omicidio volontario anche nei confronti di Maria, Martina e Federico. “Questa vicenda – ha detto in aula il pg – rappresenta un unicum nel panorama giurisprudenziale in tema di qualificazione giuridica del fatto. Quanto accaduto in quella casa non poteva non allarmare quei familiari. Marco chiedeva aiuto e si vedeva spostato per essere lavato e rivestito; pensate un po’ la sofferenza. Eppure Ciontoli dichiara prima che la vittima era scivolato, poi che si era ferito con un pettine; invece era stato sparato un colpo”.
Il rappresentante dell’accusa ha poi rappresentato il suo convincimento “del coinvolgimento di tutti i familiari in questo episodio. E’ stata un’azione concertata. Questi soggetti hanno perso il lume della ragione, e nessuno ha detto che era stato esploso un colpo d’arma da fuoco. Forse Marco si poteva salvare. Hanno accettato il rischio per non fare emergere un fatto che al capofamiglia avrebbe potuto creare dei problemi. Si è trattato di una condotta illecita lontana da una condotta standard”.
Marco Vannini: “Martina era nel bagno quando è stato ucciso”
Un punto rilevante nel ricorso del pm in Appello, è la presenza di Martina nel luogo dello sparo. A detta del pm, essa “si evince in modo inequivocabile” da alcuni passaggi delle intercettazioni ambientali. Nello specifico, si fa riferimento ad un filmato, diffuso anche su alcuni programmi tv nazionali, in cui la ragazza dichiara: “Io ho visto lui quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto ti sparo“. Un fatto rilevante è che dalla visione del video Martina nel pronunciare queste parole “agitò la mano verso l’esterno, simulando il gesto compiuto da Marco, a totale riprova della sua presenza al fatto“. Martina, secondo il pm, in sede di intercettazioni ambientali, “descrisse dettagli che solo chi aveva assistito alla scena era in grado di fornire, specificando di aver visto Marco sotto la minaccia dello sparo e finanche mimando il gesto del ragazzo che allontanava l’arma”.