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Mattia Mingarelli, parlano due testimoni: ecco cosa hanno detto

A Pomeriggio Cinque si parla del caso di Mattia Mingarelli, il trentenne scomparso il 7 dicembre e ritrovato senza vita la Vigilia di Natale a Chiesa in Valmalenco. Sulla morte del giovane agente di commercio è ancora giallo. L’autopsia sul cadavere, ricordiamo, non ha rilevato segni di violenza. Sono emerse, però, due fratture importanti alla testa che potrebbero essere compatibili con una caduta accidentale al suolo, ma anche con colpi ricevuti alla nuca da un corpo contundente. Per questo, la Procura di Sondrio continua a tenere aperta tutte le ipotesi, compresa quella dell’omicidio.

C’è poi il mistero del luogo in cui è stato ritrovato il corpo: un luogo a lungo setacciato nei giorni prima dalle forze dell’ordine, senza nessun esito. Il sopralluogo sul posto effettuato nelle ultime ore ha fatto emergere un altro dettaglio: una scarpa di Mattia. Quest’ultima è stata trovata a venti metri dal luogo del ritrovamento del cadavere. Un dettaglio, questo, che farebbe pensare ad uno spostamento del corpo.

Le dichiarazioni dei testimoni

Quello che ora preme gli inquirenti è ricostruire, per filo e per segno, gli ultimi spostamenti di Mattia. Una ricostruzione che, però, al momento avrebbe un buco nero di almeno due/tre ore dato che la versione di Giorgio Del Zoppo, presenta più di una lacuna. Del Zoppo è il titolare del Rifugio “Ai Barchi”, ultimo luogo in cui Mingarelli è stato avvistato. Proprio il gestore della struttura, conferma alle telecamere di Canale 5 la sua versione dei fatti: “Ci siamo incontrati verso le 17:30 abbiamo bevuto due bicchieri di rosso, quando se ne è andato mi sono messo a letto“. La mattina dopo però Giorgio ritrova il cellulare di Mattia: “Ho provato ad inserire la mia SIM perché altrimenti non avrei potuto sbloccare il telefono. Appena l’ho acceso mi è arrivato un messaggio. Era suo papà.”

A parlare a Pomeriggio Cinque è anche Graziella, ristoratrice della baita che Mattia ha lasciato alle 14.30. “L’ho visto a pranzo, era solare, come suo solito e ci aveva dato appuntamento a cena. Non si è visto, non mi sono fatta troppo domande. Pensavo semplicemente avesse cambiato idea”.

“Bisogna ricostruire le ultime ore di Mattia”

 Il procuratore, Claudio Gittardi, non ha escluso che il giovane possa essere stato colpito da un corpo contundente a forma liscia, un bastone ad esempio. Molto di più si saprà quando i medici legali avranno concluso gli esami tossicologici e dei tessuti. In quel momento sarà possibile stabilire innanzitutto la data e l’ora della morte. E poi capire quali fossero le reali condizioni di Mattia al momento del decesso. Se è vero, come è stato detto, che il ragazzo si era sentito male e, soprattutto, perché.

A fare il punto sulle indagini è, al Corriere di Como, lo stesso Gittardi. Il procuratore di Sondrio, infatti, spiega: “I Ris hanno completato gli accertamenti iniziati nelle scorse settimane. Sono stati sequestrati alcuni supporti informatici ed è stata portata a termine l’analisi del rifugio”. Gittardi precisa che uno degli obiettivi di questa fase è ricostruire le ultime ore della vittima. “Il gestore del rifugio non è indagato – dice – ma dovrebbe essere l’ultima persona ad aver visto vivo Mattia. È lui stesso a dire di avere avuto contatti con la vittima e anche per questo vogliamo verificare la veridicità delle sue affermazioni“.

 

 

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